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Ambarabà ciccì coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore con la figlia del dottore, il dottore si ammalò, amba… ra… bà… ciccì… coccò!

Nella storia che raccontiamo oggi ci sono ben più di 3 civette e non solo sul comò, e forse uno dei suoi protagonisti, un principe, non sarebbe stato contentissimo di vedersi abbinato a una filastrocca così… ‘plebea’. Ma tant’è, non credo che si rivolterà nella tomba per questo! Scherzi a parte, è meglio andare con ordine: oggi ti porto a visitare la Casina delle Civette, vera chicca di una ‘Roma insolita’ celata nel parco di Villa Torlonia.

Villa Torlonia

Un po’ (poca) di storia sulla Casina delle Civette

Cominciamo proprio dagli attori della nostra storia: certo, le civette, poi un villino che più fiabesco non si può, e infine un principe, Giovanni Torlonia jr, scontroso e amante dell’esoterismo.

casina delle civette

Fu proprio lui a trasformare quello che nasceva nell’800 come capanno svizzero dallo stile rustico, ideato da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, in un villino dallo stile eclettico pieno di decorazioni, vetrate, boiserie e simboli.

casina delle civette

Il Casino, che si trova in posizione defilata nel Parco di Villa Torlonia, proprietà dell’omonima nobile famiglia romana, fungeva da luogo di evasione rispetto alla sfarzosa residenza principale, il Casino nobile, dove tra l’altro alloggiò Mussolini. Giovanni Torlonia jr invece si trasferì a vivere nel Capanno e tra aggiunte e trasformazioni varie gli diede una personalità inconfondibile, ibrida, un vero frullato di stili.

casina delle civette

Il Villino subì poi vari vandalismi, sia durante la II guerra mondiale (fu occupato per 3 anni dalle truppe angloamericane) che nel periodo successivo. Il colpo di grazia venne da un incendio del 1991. Ma come la Fenice rinasce dalle proprie ceneri, così il Villino dopo la devastazione fu restaurato in maniera meticolosa e attenta, ed oggi possiamo ammirarne il risultato. Anche perché è stato trasformato in un museo.

Perché si chiama ‘Casina delle Civette’?

Il nome del Villino deriva dalla presenza un po’ ovunque della civetta, uno dei tanti simboli esoterici amati dal principe Giovanni. C’è addirittura un’intera Stanza delle civette, impreziosita da delle bellissime vetrate istoriate con questo animale appollaiato su tralci d’edera. Le vetrate sono del 1916, opera di Duilio Cambellotti, uno dei maestri top del tempo in quest’arte. Ma il rapace dagli occhi tondi ti accoglie già sopra l’uscio dell’entrata.

Stanza delle civette

Il significato esoterico della civetta

La civetta è sempre stato un animale controverso. Le sue abitudini notturne, i suoi occhi tondi e ravvicinati che le danno un’espressione quasi umana e vagamente inquietante, nonché il suo verso un po’ lugubre, ne hanno fatto il bersaglio perfetto di tutta una serie di superstizioni. Il comun denominatore è la credenza che questo animale, poverino, porti sfortuna. E che il suo canto presagisca morte e sventure assortite.

Eppure, per i greci e i romani, per i quali simboleggiava la morte, la civetta era anche espressione della saggezza, dell’intuizione e della sapienza. Tanto che la dea Atena/Minerva è spesso rappresentata con una civetta o un gufo su una spalla.

vetrata delle civette

Ma in ogni cultura il nostro rapace aveva una cattiva fama: anche gli egizi, ad esempio, credevano che presagisse la morte e la ritenevano simbolo del Sole che sparisce all’orizzonte, in poche parole dell’oscurità. Stesso discorso se ci spostiamo in tutt’altre latitudini: anche per i giapponesi portava – che fantasia – fame e malattie.

Nel medioevo poi le civette furono legate a doppio filo con la stregoneria, sia perché si credeva che le streghe ne assumessero le sembianze per girare indisturbate, sia perché parti del loro corpo (piume, cuore, occhi) erano spesso usate come ingrediente per filtri magici e pozioni poco raccomandabili. Insomma, come altri rapaci notturni, la civetta ha sempre causato inquietudine e nel tempo è stata associata a disgrazia, trame oscure e patti diabolici.

ingresso della casina delle civette

Quindi tra i significati negativi che le sono stati affibbiati troviamo morte, oscurità, solitudine e inganno. Ma ce ne sono anche di positivi: saggezza, prudenza, denaro, intuizione, lungimiranza.

Ma ora visitiamo la Casina delle Civette!

L’esterno

Noi non siamo superstiziosi, perciò andiamo tranquillamente a visitare la Casina delle Civette… non c’è nessun pericolo se non quello di passare un bel paio d’ore!

Attualmente la Casina è formata da due edifici, il villino principale e la dipendenza, collegati da una galleria in legno e da un passaggio sotterraneo. L’esterno è un’accozzaglia di elementi che insistono sull’originaria, rustica struttura. Ora arricchita da grandi finestre, loggette, porticati, tetti spioventi con tegole in cotto smaltato, archetti e scalette.

casina delle civette

Definire la Casina ‘fiabesca’ è fin troppo scontato, eppure è il termine che la descrive meglio. Ti aspetteresti che sia fatta di marzapane, e quindi di vedere alla finestra la vecchia strega che cerca una ‘vittima’ tra i visitatori. Oppure di scorgere i nani di Biancaneve o Frodo con il suo prezioso anello…

La Casina delle Civette è un luogo con una sua magia dove immergerti in un’atmosfera unica e vedere tante cose molto particolari. A cominciare dal Museo della Vetrata, perché sicuramente le vetrate sono il pezzo forte dell’edificio, per la loro bellezza e la loro ricchezza cromatica.

vetrata

L’interno

Il Villino ha due piani e varie stanze e non te le racconterò certo una per una. Ma l’elemento che le unisce e che rende la visita davvero interessante, a tratti strabiliante, è la quantità di decorazioni: legni, ferro battuto, boiserie, pitture, mosaici, maioliche policrome, sculture… al principe sicuramente non piaceva essere minimale (moda d’altronde più dei tempi nostri)! Ma sopratutto, come ti dicevo, la cosa meravigliosa sono le vetrate, vero segno distintivo della Casina al pari almeno della stranezza dell’esterno!

vetrata della casina delle civette

Le Vetrate

Le vetrate risalgono tutte al periodo tra il 1908 e il 1930 e furono realizzate dal laboratorio di Cesare Picchiarini su disegno di Duilio Cambellotti e Umberto Bottazzi tra gli altri. Parliamo del periodo d’oro per il liberty, e queste vetrate raggiungono vere vette di bellezza e abilità.

casina delle civette

Pensa che collezione: lungo il percorso espositivo puoi ammirare 54 vetrate della Casina restaurate e ricollocate al loro posto originario; 18 vetrate acquisite ed esposte su dei supporti; 105 bozzetti e cartoni preparatori. In pratica, una raccolta unica nel suo genere, anche perché è possibile seguire l’evoluzione dello stile liberty nell’arte del vetro tra il 1910 e il 1925.

Le opere ‘Le Civette‘, ‘I migratori‘, ‘La fata‘ di Cambellotti sono un esempio di varietà cromatica, mentre ‘I Cigni‘ e ‘I pavoni‘ di Bottazzi ci portano nel mondo animale, così come ‘L’idolo‘ di Vittorio Grassi ci catapulta in un universo simbolico. Grande sfoggio di elementi naturalistici, poi, con ‘Rose, nastri e farfalle‘ e ‘Ali e fiamme‘ di Paolo Paschetto.

vetrata della casina delle civette

Quello che ti assicuro è che rimarrai incantato, quasi stregato, dalla bellezza delle vetrate della Casina delle Civette. Durante la visita, era tutta una musica di esclamazioni sbalordite, le nostre e quelle degli altri visitatori. Forse non avevi mai pensato a quanto possano essere incredibili le vetrate eh? Specialmente viste così da vicino, dove puoi davvero apprezzarne la lavorazione, le sfumature, i colori.

Le stanze e le altre decorazioni

Il percorso espositivo si snoda in varie sale una più bella e più riccamente decorata dell’altra. A cominciare dalla hall, appena entri, che tra gli altri elementi sfoggia uno scalone che… posso dire? A me ha ricordato Psycho di Hitchcock! Chissà se magari anche a te, in ogni caso non perdere il lampadario in ferro battuto a forma di Fenice, simbolo dell’eternità, e le prime magnifiche vetrate.

Poi tra le stanze che ci sono piaciute di più c’è innanzitutto il Salottino delle 24 ore, quello personale del principe, ricavato nel cupolino ottogonale, la vecchia cucina rustica. La decorazione è magnifica! In 8 riquadri definiti da stucchi, sulla cupola prende vita la danza delle 24 ore.

interno casina delle civette

Eteree fanciulle, ça va sans dire, ballano in un tripudio di rose e comete (i simboli dei Torlonia), tra una Fenice e l’altra. Il pavimento a mosaico è un’altra cosa che ti farà spalancare gli occhi, come anche in altre sale: guardati sempre i piedi per non perderne nessuno!

Un’altra stanza degna di nota è il Bagno del Principe, dove ci sono delle maioliche policrome strabilianti, con un delicato disegno di ninfee. In origine coprivano interamente le pareti ma ora rimane solo un pannello, da cui si capisce lo stesso quanto fossero belle. Purtroppo, le altre se le sono sgraffignate.

maioliche

Impossibile ovviamente non parlare della Stanza delle Civette, che ti ho anticipato all’inizio e che è un piccolo ambiente in origine tutto decorato con boiserie oggi perdute. L’elemento centrale è la vetrata dove sono rappresentate 3 civette (non sul comò) stilizzate appollaiate su tralci d’edera. C’è anche esposto il bozzetto di una vetrata con Albero, molto bello, purtroppo mai realizzata. Noi l’abbiamo vista nel tardo pomeriggio, quando la luce del sole ha riverberato i colori caldi della Stanza, dando una sensazione di dolce malinconia, quasi meditativa.

stanza delle civette

E ora usciamo dalla Casina delle Civette dalla scala da cui si esce anche nella realtà per tornare al mondo quotidiano: la Scala delle 4 stagioni. Scendendo i gradini puoi ammirare, in alto, dei sopraluce romboidali per i quali Cambellotti pensò a uccelli migratori: rondini, allodole, tordi.

scala delle 4 stagioni

Di lato invece trovi altre vetrate vivacissime ispirate alle 4 stagioni. Purtroppo manca l’Inverno, disperso. La ‘Primavera’, non originale, è raffigurata da rose raccordate dallo stemma dei Torlonia e da un arco con freccia. L”Estate’ offre spighe di grano, papaveri e falci, mentre l”Autunno’ si scalda con tralci d’uva e un calice (di vino).

vetrata

Oltre questi accenni, però non possiamo dimenticare le altre sale come il fumoir, la Stanza del Chiodo, quella degli Ospiti, insomma tutte sono da scoprire!!

casina delle civette

Vediamo quindi come visitare questo luogo insolito di Roma: passiamo alle

Info pratiche per visitare la Casina delle Civette

Come arrivare

La Casina si trova a Roma nel Parco di Villa Torlonia, che tra l’altro meriterebbe già di suo una visita per diversi altri edifici tra cui il Casino nobile, per il suo teatro col bel bistrot, e per i bunker di Mussolini. Qualche spunto sul sito dei Musei di Villa Torlonia. Il Parco è in via Nomentana 70.

In auto ti dico subito che trovare parcheggio in zona è abbastanza complicato e che si paga.

bambu a Villa Torlonia

Con i mezzi pubblici, la metro più vicina (800-1000 metri) è la fermata Policlinico della Linea B. Anche la fermata Bologna, sempre sulla Linea B, può andare, con una camminata di 1 km abbondante o prendendo il bus 62.

Altri autobus che passano per via Nomentana e fermano davanti a Villa Torlonia sono il 62, il 66 e l’82 (questi ultimi due in partenza dalla fermata metro Linea A Termini, quella della Stazione). La cosa migliore comunque è ovviamente farsi dare l’indicazione da Google a seconda di dove si parte.

Orari e biglietti

La Casina delle Civette è aperta da martedì a domenica dalle 9 alle 19. 24 e 31 dicembre 9-14. Chiuso il lunedì, il 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Puoi verificare eventuali variazioni alla pagina dedicata, sul sito dei Musei di Villa Torlonia.

Casino nobile

Quanto ai biglietti, nel 2019 visitare la sola Casina costa 6 euro l’intero (5 il ridotto). Per i residenti nel territorio di Roma Capitale viene 5 l’intero e 4 il ridotto.

La biglietteria è nel Casino Nobile, poco distante. Puoi acquistare on line, ma non se godi di gratuità o riduzioni, e ritirare i biglietti saltando l’eventuale fila in biglietteria.

Se invece ti tocca fare la fila, inganna l’attesa con questo scioglilingua, che siamo abbastanza certi non sia approvato dal principe Giovanni Torlonia jr:

Una civetta di Civitavecchia guarda la luna che in mare si specchia. Di luna piena ce n’entra parecchia negli occhi tondi di questa civetta.


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Autore del post: Simona

Viaggiatrice seriale, ha piazzato una bandierina in ogni angolo di mondo, ma da buona perfezionista qual è vuol continuare a mettere bandierine, facendo impallidire l’Emilio Fede di berlusconiana memoria

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