Ebbene sì, andiamo pazzi per i luoghi misteriosi, strani, con dietro storie intriganti e, perché no, un po’ esoterici. Se anche per te è così, allora apprezzerai il nostro suggerimento di oggi per una gita fuori porta. Andiamo in quel dell’Appennino bolognese a scoprire la storia e l’architettura di un castello davvero fuori dal comune: Rocchetta Mattei.
Una pietra preziosa che sta acquisendo man mano notorietà ma che rimane ancora poco conosciuta. La visita è piacevolissima e molto interessante per tutti, inoltre si abbina bene all’esplorazione dei dintorni e a un pranzo coi fiocchi in una delle tante zone d’Italia dove si mangia da Dio. Iniziamo dunque!
Indice
Il Castello Rocchetta Mattei
Rocchetta Mattei è appunto una rocca, a 407 metri slm, sulla statale Porrettana, vicino Bologna. Precisamente nel comune di Grizzana Morandi. Fu costruita a metà dell”800 e diciamo che si fa notare parecchio. Infatti non è un ”banalissimo” castello con le torri, i merli, le feritoie, insomma il classico maniero come ce lo immaginiamo.
No, il castello Rocchetta Mattei è una costruzione stranissima realizzata con più corpi, in modo asimmetrico, con torrette a cipolla, guglie, minareti e simboli per ogni dove, nonché con un intreccio di tre stili molto diversi – tardomedievale, liberty, moresco – così che il risultato sembra uno scherzo bizzarro.
Una mezza follia, o un gioiello se preferisci, che dopo la seconda guerra mondiale e vari danneggiamenti rischiò di morire di incuria. Nel 1997 si formò un comitato per il suo recupero e alla fine la Rocchetta aprì al pubblico nel 2015. Da allora ha richiamato sempre più curiosi, tra cui noi. E magari anche te!
La storia del Conte Cesare Mattei
Cesare Mattei fu l’ispiratore, il realizzatore e l’anima della Rocchetta. Qui visse e qui mise a punto il sistema medico per cui è famoso e che all’epoca spopolò per ogni dove: l’elettromeopatia. Ma di questo te ne parlerò tra poco. Prima volevo accennarti qualcosa sulla figura interessantissima di questo personaggio, che ebbe una vita decisamente movimentata e che a quanto pare non soffriva di pigrizia!
Visionario, eclettico e anticipatore, diciamo pure parecchio eccentrico, Mattei nacque ricco nel 1809 ed ebbe contatti con tutti i massimi pensatori della propria epoca. Pose la prima pietra della Rocchetta, come chiamò affettuosamente il castello, nel 1850, e poi ci si stabilì nel 1859. Qui creò una specie di corte personale, con tanto di buffone, e qui ricevette illustri personaggi in visita da tutto il mondo.
Infatti Mattei fu uomo di lettere, imprenditore, aiutante papale, medico autodidatta, uomo di successo e di fama. Tanto da venire addirittura citato da Dostoevskij nel romanzo ‘I fratelli Karamazov’. Divenne anche Conte, titolo conferitogli dal Papa per ringraziarlo di avergli donato delle terre politicamente e militarmente strategiche vicino Comacchio.
Ebbe un figlio adottivo, Mario Venturoli, con cui poi entrò in rotta, e a quanto ho capito un paio di figlie illegittime. Mattei infatti, ci ha segnalato la guida, il martedì, il giovedì e il sabato si vedeva con tre ”amanti” in un’ala del castello… ovviamente per sollazzo.
Il nipote Luigi invece rischiò di mandare in rovina tutta la famiglia e anche la Rocchetta per delle speculazioni sbagliate, perciò venne diseredato. Alla fine Mattei divenne paranoico. Tra ‘parenti serpenti’ e medici tradizionali che lo avversavano per la sua elettromeopatia, ci mancò poco che uscisse pazzo. Per dire: ossessionato dalla paura di essere avvelenato, fece costruire la sua camera da letto in modo che vi si potesse accedere solo tramite un ponte levatoio.
L’elettromeopatia
Ma vediamo ora cos’è questa cosa strana che portò tanta fama e tanti onori al Mattei, almeno alla sua epoca. Tutto cominciò con la morte della madre, nel 1844. Duramente colpito dalla perdita, Mattei se la prese con la medicina ”tradizionale”, colpevole di non aver potuto fare nulla per la donna. Perciò, lasciò affari e politica e iniziò a studiare un metodo ”migliore” per liberare l’umanità dalle malattie.
Del tutto empiricamente, partendo da teorie orientaleggianti sul bilanciamento elettrico del corpo, il Conte unì all’omeopatia e alla fitoterapia l’uso di fluidi ‘elettrici’. Come elettrificasse questi fluidi, e come miscelasse il cocktail di liquidi elettrici e 30 erbe, scelte personalmente nel proprio orto, erano un segreto che Mattei celò molto gelosamente. Talmente tanto che se lo portò nella tomba. Tra l’altro morì di polmonite… l’elettromeopatia non funzionò?
Comunque, il segreto dei rimedi del Conte venne cercato e ricercato per anni ovunque (si dice anche nella sua tomba) e a tutt’oggi non se ne sa nulla. Ma l’idea di una panacea che arrivi dove non arriva nemmeno la scienza ha ancora un grosso fascino. Infatti una signora del gruppo, visto che la guida si era messa a disposizione per le nostre domande, ha chiesto proprio conferma che non si avessero più notizie della formula magica dell’elettromeopatia.
La risposta è no, anche perché altrimenti gli eredi di Mattei avrebbero magari proseguito l’opera di commercializzazione dei preparati da lui portata avanti con enorme successo tra il 1860 e il 1880. Un business che venne meno alla morte del Conte proprio perché non fu possibile replicare allo stesso modo i suoi rimedi. Naturalmente parecchi misteri ruotano attorno all’eredità e a degli appunti lasciati da Mattei, soprattutto su 5 pagine delle quali manca proprio la quinta, quella su come realizzare le miscele…
Cosa vedere a Rocchetta Mattei
La Rocchetta nasce su un antico complesso medievale appartenuto niente meno che a Federico II Barabarossa. Mattei, come uno qualunque di noi che cerca casa, vide vari posti e poi scelse questo, in gran parte per la sua bella posizione dominante sulla valle dove tra l’altro confluiscono i fiumi Limetra e Reno. Ma pare che ebbe moltissimo peso anche la vicinanza al Santuario di Montovolo, un importantissimo centro di devozione sacro già per romani ed etruschi. In poche parole, si tratta di un luogo dove nei secoli miti cristiani e pagani si sono mixati e sovrapposti. E ciò affascinava tantissimo il Conte.
Ma veniamo all’interno. Ovviamente non ti parlerò di tutte le sale che abbiamo visto, sennò che gusto avrai a visitarlo? Ti racconto solo le cose super belle.
Cortile dei Leoni
Si tratta di un cortile estremamente suggestivo che ti porta in un mondo completamente diverso da quello dell’Appennino bolognese. Lo spazio è infatti una copia del cortile dell’Alhambra di Granada, perciò siamo in pieno stile moresco. Le sue pareti piastrellate con colori e geometrie ci hanno trasportato per un momento in Marocco! Il cortile si chiama così perché la fontana al centro ha 4 bei leoni. I ghirigori arabeggianti sopra le colonne inoltre sono pieni di simboli, in linea con la passione del Conte per i Templari, l’alchimia e l’esoterisimo.
Salone dei Novanta
In questa sala Mattei avrebbe voluto festeggiare i propri 90 anni assieme ad altri 90 pari-età, ma morì purtroppo a 3 passi dal traguardo (a 87 anni) e il banchetto non ebbe mai luogo. Ma 3 è proprio il numero ricorrente in questa sala, dove tutto è il suo multiplo. E se ci facciamo caso, anche l’età a cui è morto il Conte è un multiplo di 3, inoltre è morto a 3 anni dai 90 (altro multiplo)…
Cappella/Sala della musica
Mi sono lasciata per ultimo l’ambiente più incredibile del castello, che da solo vale il viaggio. È impossibile non rimanerne meravigliati e affascinati. Si tratta della Cappella privata del Mattei. Al pian terreno, la Sala della Musica è la riproduzione della Mezquita di Cordoba, con archi e colonne arabeggianti e bicolore. La cosa ancora più incredibile è che la prospettiva ristretta fa’ sì che ti ritrovi catapultato dritto in un disegno di Escher: è pazzesco veramente!
Lo stesso al piano superiore, dove la Cappella offre una panoramica incredibile delle colonne e sugli archi bianchi e neri. Anche qui sembra davvero che Escher si sia divertito nella realtà e non solo sulla carta. Inoltre, messo a un lato, c’è anche il catafalco del Mattei, con smalti e un’iscrizione sibillina volutamente intervallata da piastrelle nere.
Siccome poi niente alla Rocchetta Mattei è come sembra, la cappella nasconde vari inganni. Uno di questi, il più bello, riguarda il soffitto con i suoi complicati intagli. Ma non vorrai mica essere spoilerato?
Info
Come visitare Rocchetta Mattei
Come dicevo, il Castello è visitabile solo attraverso visite guidate. Ora: noi siamo abituati a muoverci ”come ci pare”, con i tempi che ci pare, e di solito ci documentiamo per conto nostro prima, durante e dopo. Però ci sono dei casi in cui la guida è veramente utile per capire cosa stai vedendo e penetrare meglio nel luogo, in questo caso nei suoi molti misteri.
Diciamo che ci sarebbe piaciuto avere più tempo per fotografare, ma siccome a seguire ci sono gli altri turni, questo non è stato possibile. Perciò ci siamo adeguati, anche se abbiamo ”rubato” un paio di foto in Cappella rientrando di corsa a fine giro mentre il gruppo andava avanti e la guida spiegava l’ultima cosa…
Le visite vanno obbligatoriamente prenotate sul sito della Rocchetta e si svolgono solo il sabato e la domenica. Nel 2019 il prezzo del biglietto intero è 10 euro. Per tutte le info aggiornate, però, consulta il sito che ti ho linkato. Anche perché ti serve per prenotare.
Quanto dura la visita a Rocchetta Mattei? Un’ora e 20 circa.
Come arrivare a Rocchetta Mattei
- Beh, dipende: Rocchetta Mattei è a un’ora da Bologna. Dal capoluogo basta prendere la tangenziale e uscire all’uscita 1, poi la Statale 64 Porrettana e arrivati in quel di Riola seguire le indicazioni. O il navigatore.
- Più in generale, dall’autostrada A1 devi uscire a Sasso Marconi e poi sempre prendere la Porrettana.
Il parcheggio è a bordo strada.
- In treno invece non è comodissimo perché devi scendere alla stazione di Riola (da Bologna c’è un treno diretto) e poi fare una passeggiata di un quarto d’ora ma sulla statale… quindi è un po’ pericoloso.
Bene, mi auguro di averti dato uno spunto particolare per una gita della domenica, e non dimenticarti di condividere questo articolo! Facciamo conoscere in giro il nostro patrimonio! Ma ora ti saluto con le parole del Conte Mattei:
“Diconsi stelle di XVI grandezza e tanto più lontane sono che la luce loro solo dopo XXIV secoli arriva a noi. Visibili furono esse coi telescopi Herschel. Ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi? Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d’anni la luce alata valicherebbe? Uomini udite: oltre quelle spaziano ancora i confini dell’Universo!”
PS: Anche a Roma abbiamo trovato una ”casa” eclettica, appartenente a un uomo eccentrico, un principe scontroso e amante dell’esoterismo:
E sempre a Roma c’è un intero quartiere tra il liberty e l’eclettismo:
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