Come già accaduto in passato, anche il viaggio in Irlanda del nord è stata l’occasione per cristallizzare una serie di riflessioni, sui luoghi, sulle tradizioni, su di me. Perché viaggiare non è solo scoprire cose nuove di un paese sconosciuto ma anche scoprire cose nuove di se stessi, belle o brutte che siano. E così la lista delle ‘5 cose che ho imparato’ si allunga, e dopo la Grecia, la Romania e la Slovenia ecco a voi, per la gioia di grandi e piccini, le 5 cose che ho imparato durante il mio viaggio in Irlanda del Nord.
Indice
1. Guidare ‘al contrario’ in Irlanda del Nord: si può fare!
Eccomi davanti a una delle mie paure peggiori: guidare a sinistra. Come dite? Esagero? Mah, non lo so, forse sì. Ma alle paure non si comanda, e questa cosa della guida “dalla parte sbagliata della storia” mi ha sempre terrorizzato. Tra Simona che continuava a ripetermi come un mantra: “te la caverai benissimo” e amici e colleghi che minimizzavano dicendomi: “ma sì, è facilissimo!”, il mio subconscio si era convinto di 4 cose semplici semplici:
- Avrei sicuramente provocato un tamponamento a catena che avrebbe monopolizzato il notiziario della BBC per 5 giorni consecutivi
- La carambola da me innescata avrebbe portato alla morte di 18 persone, 3 cani, 2 gatti e un cavallo
- Come conseguenza del mio gesto scellerato avrei passato gli anni a seguire a fare flessioni in qualche carcere sperduto dell’Irlanda del nord
- Uscito di galera, dopo 20 anni di reclusione, avrei attraversato la strada guardando dalla parte sbagliata e sarei morto investito da un’automobile tra i sorrisi beffardi del karma
È con questo clima disteso nella mia mente che ho infilato le chiavi nel quadro della macchina e ho dato il via al motore. Teso come una corda di violino ho fatto i miei primi metri, poi i miei primi chilometri, poi le mie prime e temutissime rotonde, poi il mio primo parcheggio, poi il mio primo viaggio notturno, eccertera, eccetera.
Beh, amici, sono ancora qui a raccontarlo e quindi devo dire che è andata bene. In verità MOLTO bene. E quindi che dire? Se ce l’ho fatta io “ce la potete farcela” anche voi!
(Ma potete anche evitarvela e aggregarvi a un bel tour organizzato senza pensieri, come quello alla scoperta delle location del Trono di Spade e alla Giant’s Causeway!)
2. Bisogna cenare presto altrimenti rischi il digiuno
Guai a cincischiare in terra d’Albione! Qui si cena con le galline: alle 18 a tavola (se possibile anche prima), ché dalle 20 in poi sono solo birre (se va bene). Risultato: se vuoi procurarti un tavolo per la cena il programma delle visite pomeridiane, ovunque tu sia, non può contemplare un rientro alla base alle 20 o peggio alle 21. Si torna presto, si mangia presto e di solito si esce al grido di “Burp! Che magnata!“. Sì perché il cibo è molto buono, ma la quantità di grassi saturi che si ingerisce a ogni pasto fa impallidire quella di un pranzo natalizio pugliese.
BONUS
A proposito di cena! Se vi capita andate a mangiare in un pub durante una partita di calcio: il clima è infernale! A noi è capitato di mangiare durante un Manchester United – Liverpool e sembrava di essere allo stadio. Fantastico!
3. Ho conosciuto il vero significato della parola “ventaccio”
Hai presente quando tira quella tramontanina a 30/40 km/h e sei lì che smadonni e cerchi di proteggerti e dici “Mammamia che ventaccio?”
Ecco, forget it!
Il vento che abbiamo testato a Capo Malin fa impallidire qualsiasi tramontana, scirocco, maestrale o bora che abbia mai incontrato in vita mia. Roba da sradicarti dal terreno, specie se non sei un peso massimo (e (s)fortunatamente non lo sono). Figuriamoci Simona, cui la parola “peso” non può neanche essere associata alla sua persona, che ha rischiato più volte di trasformarsi in Mary Poppins.
Dopo la sortita (stupenda!) a Capo Malin ho declassato mentalmente la parola “ventaccio” a “venticello”
4. Vendono una barretta ‘mandorle-e-sale’ che è come il Pomacco di Homer Simpson
Così capita che a metà giornata ti piglia un certo languorino, entri in un market qualsiasi e punti a una barretta a base di frutta secca per non incrementare l’apporto di grassi saturi di cui al punto 2. E tra le mille proposte ti convinci che quella con “mandorle e sale marino” è quella che fa per te. Ne acquisti una (perché non sia mai esagerare, eh!) e risali in macchina.
A quel punto Simona apre la barretta e ne assaggia un pezzo.
Silenzio.
– Allora, com’è?, chiedo intuendo già la risposta
– Fa abbastanza schifo…
Assaggio pure io – Sì, fa abbastanza schifo…
– Che poi schifo…, continua Simona assaggiandone un altro pezzo – diciamo che il gusto è discutibile, ecco…
– Sì infatti, replico prendendone un altro pezzettino, – discutibile… ma in effetti non è così male
– Vero, e parte un altro pezzo, – non è male, anzi, questo contrasto mandorla-sale dopo un po’ si apprezza… buona!
– Sì, dà gusto mangiarla, è buona. Proprio buona, e via un altro pezzo
– Buonissima!
– ECCEZIONALE!
– Porca miseria è già finita!
– Dovevamo comprarne di più! Facciamo una deviazione, compriamone 20!
Sì, amici, è andata davvero così… È la dura legge del Pomacco, baby, l’irresistibile ibrido tra pomodoro e tabacco creato da Homer Simpson. E per chi non conoscesse questa geniale invenzione dei Simpson ecco un promemoria:
5. Il mio inglese sta migliorando
Concludo con un po’ di autostima: durante il mio viaggio in Irlanda del nord ho capito che il mio inglese migliora. Non così tanto da instaurare una conversazione sulla massa dei neutrini, ma quanto basta per chiedere (ad esempio) a un gommista di controllare la pressione delle gomme (che, detto letteralmente tra parentesi, avevano deciso di smosciarsi proprio durante l’attraversamento di un desertissimo parco naturale). E di capire anche l’inglese a velocità supersonica della proprietaria dell’albergo di Portrush, tanto per dirne un’altra.
Insomma, ho ancora molto da lavorare, però si migliora e la cosa mi rende molto orgoglioso. Grazie. Prego.
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