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Di solito non pubblichiamo articoli troppo personali, perché non ci sentiamo così saggi da dispensare grandi verità, e perché preferiamo dare informazioni concrete sui posti che visitiamo. Certo sempre con qualche battuta, qualche riferimento alla nostra vita e ai nostri gusti, ma al centro mettiamo i luoghi e le nostre esperienze. Forse sbagliamo, anzi lasciaci la tua opinione nei commenti: ci farebbe davvero piacere sapere che ne pensi!

In ogni caso stavolta, di fronte a questo ‘viaggio’ tragico, di quelli che non avresti mai prenotato e di cui vorresti chiedere il rimborso e i danni, un viaggio di cui ora non possiamo comprendere tutte le conseguenze, abbiamo deciso di fare un’eccezione e condividere le nostre riflessioni.

corona virus mano albero

Stiamo vivendo la pandemia da corona virus in quarantena, o meglio sessantena, come un viaggio. Sì, perché questa situazione, completamente nuova e inimmaginabile, ci ha trasportato tutti in un mondo ignoto, che stiamo scoprendo, e ci ha portato a conoscere di più noi stessi. Il che è un po’ quello che avviene quando viaggiamo, no?

Anche in viaggio infatti scopriamo sia i luoghi sia qualcosa di noi, perché in qualche modo siamo messi non dico alla prova ma di certo usciamo dalla solita zona comfort. Che spesso è una gabbia, ma una gabbia che conosciamo, e che tutto sommato poi così schifo non ci fa anche se ce ne lamentiamo: le abitudini sono molto potenti. Il nostro cervello è un vero pigro, lo sapevi? Ama le scorciatoie, e le cose note, così può andare in automatico e non pensarci più.

Ma il corona virus ci ha costretto a modificare proprio le nostre abitudini, inventarne di nuove, riflettere e scoprire cose. E questa è una delle grandi capacità del nostro cervello.

corona virus lavoro

Quindi, ai nostri articoli sulle 5 (a volte 10) cose imparate in un qualche viaggio, aggiungiamo le 5 che abbiamo capito grazie (si fa per dire) al corona virus. Ne avremmo fatto a meno?

1) Ci si abitua a tutto, anche al corona virus?

Quando l’Italia è entrata in lockdown, il 9 marzo, si parlava di misure fino al 4 aprile. Panico. Sembrava un tempo infinito, lontanissimo, irragiungibile. Non ce la faremo mai a stare a casa così tanto, daremo di matto prima! Oggi è il 4 maggio, è iniziata la Fase 2 in cui possiamo andare a trovare i cosiddetti ‘congiunti’, e a casa ci siamo rimasti ben oltre quel 4 aprile che sembrava un miraggio. E ancora proseguiamo: la quarantena rimane a 3/4. Se non al 90%.

Ma torniamo all’inizio: confusione e incredulità, un po’ come la faccia di Maicon quando Dzeko sbagliò quel gol che tutti ancora ci chiediamo come ci sia riuscito, tanto era impossibile mandarla fuori (cercalo su You Tube, fu assurdo!).

Come facciamo a lavoro? La palestra chiude, i campi da tennis pure: come faremo?! Quando potremo viaggiare di nuovo?! Potremo ancora permettercelo?

E poi preoccupazione: mio fratello è a Milano, al centro del ciclone! La figlia di Federico, in un altro comune: quando l’avrebbe rivista? Con l’avanzare dei giorni, perplessità: i capelli che crescono a caso, ceretta sempre più un lontano ricordo, il Sole sempre più presente a ricordarci che intanto la Primavera è sbocciata lo stesso.

gabbiano

Ma tutti noi ci siamo organizzati. Alla faccia del corona virus.

Io e Federico lavoriamo nella redazione di un’Agenzia di stampa quindi non abbiamo smesso di lavorare. Anzi la nostra sede non ha mai chiuso. Tra andare al palazzo e lo smart working in passato negato ma ora bòno come il pane, il lavoro ha ritrovato una dimensione.

La palestra si è organizzata in streaming, e il problema principale è diventato affrettarsi a prenotare le lezioni. Man mano le cose si sono riconfigurate.

E quei giorni così tanti, lunghi, impercorribili, una montagna gigante nel nostro pensiero, hanno cominciato a volare via. Anche gradevolmente, nonostante le tantissime cose perse per colpa del corona virus.

corona virus relax

Tanto che a un certo punto ho realizzato: ci si abitua a tutto. Anche a limitare pesantemente la propria libertà, per un bene superiore e per la collettività.

Questo da una parte mi piace e mi dà forza, perché vuol dire che sappiamo adattarci e superare qualsiasi difficoltà. Dall’altra però mi fa paura, perché significa che ci possiamo far stare bene anche le situazioni peggiori.

Ovviamente noi ci sentiamo dei privilegiati. Intanto non abbiamo contato morti. Poi abbiamo continuato a lavorare e a percepire lo stipendio e possiamo permetterci di pensare a cose come le occasioni di svago perse. Inoltre le nostre giornate sono state tutto tranne che uno spazio vuoto da riempire panificando o sistemando in casa roba mai toccata da anni. La noia di fatto non l’abbiamo conosciuta.

Intendiamoci, il futuro è incerto anche per noi (anche lavorativamente), ma sappiamo benissimo che già in questi due mesi per molte persone l’adattamento non è stato certo semplice, forse mai realizzato. Abbiamo amici in Cassa integrazione o senza entrate perché a Partita Iva… pensiamo ogni giorno alla situazione in cui tanti di noi si ritrovano: carichi di preoccupazioni gravissime e con una infinità di ore vuote davanti.

A questo, più che abituarsi, occorre rispondere con la resilienza: vedi punto 5.

2) Lo smart working non è poi così male

E quindi le arretrate aziende italiane per andare avanti hanno dovuto implementare lo smart working. Anche noi, incredibile. Certo, una redazione funziona meglio con la presenza fisica, ma tutto sommato le cose vanno. All’inizio era strano. Chi passava mai tutto ‘sto tempo a casa? Ma dopo una decina di giorni anche in questo caso ho avuto l’illuminazione sulla via di Damasco (il corridoio è lungo 9 metri: perfetto per fare passeggiate riflessive e muovere gli arti a richio trombosi per il troppo stare seduti). Lo smart working batte il lavoro in sede, lo straccia, lo frantuma: non voglio tornare mai più nel palazzo!!

lavoro

Intanto niente mezzi pubblici. Il che significa tanto tantissimo stress di meno. Lo sapevo pure prima, ma quando quel disagio viene meno lo capisci ancora meglio. Contropartita: evidentemente le corse appresso ai bus, stare in piedi e scomodi per delle mezz’ore, correre da una parte all’altra per i vari impegni… è tutto movimento che ora manca! E la differenza si sente, nonostante la palestra in streaming. Hai anche tu le gambe della Sora Lella?

In secondo luogo non c’è lo stress dei colleghi problematici e dell’ambiente lavorativo. Non posso scendere nei dettagli ovviamente, e d’altronde ogni posto di lavoro ha la sua. Ma diciamo che stiamo molto meglio così: anche se alcune dinamiche ti raggiungono lo stesso, non è come starci immerso ore e ore tutti i giorni. Quanto alle cose positive… le puoi portare avanti anche da remoto.

Ovviamente ci sono delle controindicazioni, infatti in questi giorni si parla molto della necessità di regolare per legge lo smart working. Solo per dire la questione più banale: con la scusa che puoi collegarti più o meno sempre ti chiedono cose anche fuori dall’orario e dei giorni di lavoro. A gratis.

E poi… ne riparliamo quando arriva la bolletta della luce!!

3) L’uovo di Colombo: scoprire nuove strade

L’uovo di Colombo è la soluzione semplice a un problema apparentemente complesso, di quelle che dici ”e vabbeh e che ci voleva” ma intanto non l’hai trovata tu. Di quelle che ”bastava pensarci!”, ma intanto non c’avevi pensato. Colombo d’altra parte ha scoperto l’America, anche se sbagliando clamorosamente, e durante la sua avventura avrà risolto problemi a bizzeffe.

Nel nostro viaggio col Covid-19 anche noi dovremo far fronte a tante difficoltà, magari aprendoci e percorrendo strade nuove. Strade che non avremmo mai pensato, abituati al solito sentiero ormai battuto, di cui conosciamo ogni dettaglio, ogni riferimento e ogni direzione. Magari ci si paleserà un ‘uovo di Colombo’, o semplicemente scopriremo qualcosa che ci piace e non lo sapevamo, o qualcosa in cui siamo bravi e non lo immaginavamo.

Faccio un esempio molto stupido: per me lo sport è sempre stato un must, mi piace tutto. A parte il tennis, principalmente frequento una palestra e ho orari e lezioni preferite, sempre quelle da anni. Col corona virus la mia palestra ha organizzato le lezioni in streaming e alcune di quelle che seguivo le ha messe a pagamento. Allora su qualcosa ho dovuto ripiegare e iscrivermi a lezioni che altrimenti non avrei fatto. Ho scoperto altri insegnanti bravissimi, altre lezioni che mi piacciono, e ho fatto fare al mio corpo esercizi diversi da quelli a cui era abituato. Ho potuto approcciare anche la meditazione giapponese, per dire.

corona virus palestre

In questo caso la soluzione al mio piccolo problema delle lezioni da seguire in palestra è stato aprirmi al nuovo e a un’organizzazione diversa. E come molte altre volte, ciò mi ha portato un arricchimento. Tanto più grande quanto più grossa era la cosa da risolvere.

4) Quant’è bella la libertà

C’è gente, e nemmeno poca, che c’è morta, per conquistare o difendere la libertà. Gente che ancora oggi ne è priva e la desidera. O gente che non ce l’ha e nemmeno si chiede come potrebbe essere se ce l’avesse. L’abbiamo sempre data per scontata, e in effetti la recupereremo. Ma intanto per due mesi il corona virus ci ha privati di una delle libertà più importanti, quella di muoverci.

E c’è pesato tanto. Noi abbiamo sempre amato la libertà e spesso nei nostri articoli lo abbiamo detto. Per noi è la base e il centro di tutto. Libertà di essere, di fare, di non fare, di decidere, di andare, di tornare, di pensare, di amare. Un tassello imprescindibile della nostra umanità ma anche un obiettivo e una responsabilità, perché essere liberi spesso è faticoso e a volte può costare caro.

corona

Il discorso ovviamente è molto complesso. Ti racconto questa: un giorno la badante di mia nonna mi raccontava com’era la vita in Moldavia sotto l’Unione sovietica, quando non stavano con le pezze al sedere come invece dopo il crollo del Muro e il disfacimento dell’URSS.

Lo Stato provvedeva a tutto ma tutto era organizzato e schedulato, stabilito in percorsi sostanzialmente obbligati. Le ho detto: “Efrosinia, ma non eravate liberi!”. Lei mi ha risposto: “E che ci fai con la libertà, quando non hai da mangiare?“. Sono rimasta a bocca aperta, da figlia del benessere per me era facile indignarmi contro l’oppressione.

Ma nonostante questo continuo a pensare che la libertà sia un bene assoluto, e quando potremo recuperarla pienamente, ecco… non diamola più per scontata. Siamo grati, coltiviamola e teniamocela stretta.

5) Andrà tutto bene? Resilienza vs corona virus

Una delle cose positive del fatto che ci si abitua a tutto è che lo si può fare traendone il meglio. Di resilienza negli ultimi anni si parla tantissimo: è la capacità di resistere agli urti e ai colpi della vita reagendo in modo positivo e attivo, aperto alle opportunità, superando le difficoltà senza soccombere e senza frantumarsi. Ovvio, questo non esclude i momenti di sconforto! Purché non ci sopraffacciano e non soffochino il nostro slancio vitale.

Non tirerò certo fuori la storia che in cinese antico l’ideogramma per ‘crisi‘ ha una parte che indica opportunità e blablabla. Perché ora siamo all’inizio di un periodo ricco solo di incertezze, che ci fa molta paura. Ma sicuramente la resilienza ci servirà, e tanto.

Ponte alla Luna

Molte volte ho pensato di cambiare lavoro. Non ho mai avuto il coraggio: ogni volta c’era una crisi economica o qualche problema. Ma ho sempre creduto che, se rimanessi davvero senza lavoro, qualcosa sarei costretta ad inventarmi. Non avrei scelta.

Tutto questo non per dire che sarebbe facile. Infatti ancora sto con un lavoro insoddisfacente, e devo comunque ritenermi fortunata. Ma quando siamo costretti dalle circostanze, siamo obbligati ad attingere e riscoprire le nostre risorse assopite, a tirare fuori la creatività, la determinazione, l’impegno, la faccia tosta, il sacrificio, la forza, la tenacia.

Penso che di fronte alla ”circostanza” costringente che è il corona virus ci serviranno queste e tante altre qualità. Io stessa, sono preoccupata: la società con cui sono contrattualizzata è stata messa in liquidazione già prima dell’emergenza, con l’80% delle persone in licenziamento.

Castelluccio

Ecco perché il saper tirar fuori il meglio lo auguro anche a me, a noi, a te, a tutti: italiani, europei, abitanti del mondo. Ci auguro di riscoprire davvero il valore della solidarietà e dell’impegno. Di non sconfortarci mai. E ci auguro un po’ (un bel po’) di sano… sedere!

#andratuttobene sì, ma non lo farà da solo. Dovremo metterci il nostro. Possiamo – e dobbiamo – farcela, contro il corona virus.

cose imparate card Pinterest

Al prossimo viaggio, grande o piccolo che sia!

Simona

simonacetola

Autore del post: Simona

Viaggiatrice seriale, ha piazzato una bandierina in ogni angolo di mondo, ma da buona perfezionista qual è vuol continuare a mettere bandierine, facendo impallidire l’Emilio Fede di berlusconiana memoria

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