ll viaggio sul trenino rosso del Bernina attraverso i paesaggi innevati delle Alpi Retiche è stato una meraviglia, e non so se riuscirò a trovare le parole giuste per convicere anche voi a partire. Anche perché le parole giuste le ha probabilmente già trovate Simona nel suo post.
Lasciate allora che vi racconti una di quelle esperienze che non si fanno tutti i giorni: un bagno in una Jacuzzi immersa tra la neve della Alpi… in inverno!
Noi l’abbiamo fatto alla Berghaus Diavolezza, un rifugio sulle alpi svizzere a quasi 3.000 metri d’altitudine, dove abbiamo soggiornato durante il nostro viaggio di 2 giorni sul trenino rosso del Bernina.
Indice
Prima dell’esperienza…
Piccola e doverosa premessa: per compiere l’impresa in inverno dovrete vincere una comprensibile resistenza della vostra sfera razionale. Perché uscire in costume su una terrazza sferzata dal vento, dove regnano 15 gradi sotto zero e il bianco delle nevi perenni non è una di quelle cose che si affronta a cuor leggero.
Vi avverto, sentirete dentro di voi una vocina sussurrare: “No, diamine!, chi ce lo fa fare! Ehi! Dico a te, brutto testone! Siamo ancora giovini e piacenti! Dentro il rifugio si sta così bene! Perché non prendiamo un vin brulé e ci godiamo il panorama come tutti i comuni mortali?” e così via.
Ma per chi, come noi, ha affrontato con sublime coraggio un tuffo in mare da una scogliera alta 10 metri, ha intrapreso con ardore la visita alla chiesina più infrattata di Naxos percorrendo 10 chilometri a piedi sotto il sole di un mezzogiorno di luglio, ha sfidato a petto in fuori le insidie glaciali dell’Ice bar di Stoccolma e le diaboliche persecuzioni di uno stolido navigatore in Provenza, cosa volete che sia presentarsi ignudi davanti allo sferzante inverno?
Allora seguitemi, vi racconto come è andata!
La preparazione: da +25° a -15°
Abbiamo una prenotazione per il turno nella Jacuzzi delle 17.00 dell’8 febbraio, anno domini 2019 (la Jacuzzi sulla gelida terrazza del rifugio Diavolezza va prenotata in anticipo, tenetelo a mente se volete ripetere l’esperienza).
Accediamo alla Jacuzzi passando dalla reception, dove ci presentiamo già in costume e coperti solamente dall’accappatoio fornitoci dall’albergo e inforcando leggerissime ciabattine di spugna (anche queste fornite dall’albergo).
Ci facciamo largo, con una certa disinvoltura, tra gente in tuta da neve e scarponi da sci e accediamo alla terrazza dove, da lontano, vediamo ribollire la Jacuzzi. L’escursione termica è un’onda d’urto: passiamo dai +25 gradi del corridoio del rifugio ai -15 della terrazza: uno sbalzo di 40 gradi in grado di stordire un muflone artico (ne esistono?), ma non certo noi, esploratori dalle mille risorse (ehm…)
La direzione della Berghaus Diavolezza ci omaggia anche di un cestino con frutta fresca e di una brocca d’acqua, quest’ultima in progressivo stato di congelamento col passare del tempo.
Adesso solo un corridoio di una decina di metri ci separa dalla Jacuzzi: vàmos!
Immersione: da -15° a +42°
L’acqua della vasca ribolle a 42 gradi centigradi, cosicché, entrando in acqua, il secondo sbalzo termico è peggio del primo: 57 gradi. Un muflone artico a questo punto sarebbe non solo stordito ma anche vagamente morto: eppure noi, dopo leggerissime imprecazioni iniziali, siamo ancora vivi e vegeti e quasi in sintonia con la Jacuzzi.
A onor del vero io vado più vicino all’ingloriosa fine del muflone: infatti resto per qualche minuto mezzo ignudo fuori della vasca per scattare foto con l’iPhone come questa:
Poco prima di cadere assiderato mi getto in vasca: l’acqua a quel punto mi pare così bollente che le carni mi sembrano sul punto di lessarsi e sfaldarsi donando alla Jacuzzi l’aria di un’enorme pentola ricolma di brodo Star.
Ma è solo l’impressione di un attimo, dopo qualche secondo sono in equilibrio e contemplo estatico il panorama…
Emersione fuori programma: da +42° a -15°, bagnati
Dopo qualche minuto di beatidudine ci accorgiamo di aver lasciato la macchina fotografica nello zaino, lungo il corridoio che conduce alla vasca.
Simona si offre volontaria, forse vedendomi leggermente cadaverico, e con leonino coraggio esce dalla vasca, rischia il capitombolo sul pavimento ghiacciato e si avvia fumante e veloce verso lo zaino. Lo agguanta e ritorna velocemente verso la vasca, lancia lo zaino nelle vicinanze e – letteralmente – balza dentro: lo tsunami di acqua mi investe bagnandomi i capelli.
Ora, avere i capelli bagnati a -15° significa, da lì a poco, ritrovarsi un blocco di ghiaccio in testa. Ne pagherò le conseguenze (in termini di naso tappato e tosse) nei giorni seguenti, al momento neanche ci faccio troppo caso…
Scattare fotografie immersi in una Jacuzzi: si può fare!
Decidiamo quindi di procedere con qualche scatto fotografico, rimanendo per quanto possibile immersi ed evitando di far cadere rovinosamente telefoni e macchina fotografica in acqua.
Ci vengono in soccorso il fidatissimo fisheye dell’iPhone e la vituperata asta da selfie, grazie ai quali riusciamo a realizzare qualche scatto passabile nonostante i diabolici vapori.
E ora un po’ di beatitudine, please…
Finite le foto è il momento di un po’ di relax, quello vero. Ci abbandoniamo alle calde carezze delle acque, morsicando mele e rametti di ribes come due epuloni qualunque.
La vista è magnifica: il panorama abbraccia un’area che va da Piz Palü al Pizzo Bernina, con vista sui ghiacciai di Pers e di Morteratsch. Insomma si rimarrebbe ad ammirare questa meraviglia per ore…
Epilogo ghiacciato: da +42° a -15°, bagnati (di nuovo)
Ma ovviamente, come dicono gli americani: all good things come to an end, tutte le belle cose hanno una fine prima o poi.
E dopo quasi un’ora di Jacuzzi, quando ormai siamo prossimi alla macerazione dell’epidermide e alla glaciazione del cranio, decidiamo di uscire sventando l’ennesimo capitombolo ma non l’inevitabile irrigidimento delle carni morse da un gelo impietoso.
Rientriamo nel rifugio tremanti e un po’ provati ma ancora carichi d’adrenalina: esperienza meravigliosa! Ora però urge una doccia e una cena pantagruelica: avremo entrambe le cose.
Informazioni utili
Diavolezza… che nome curioso
Siamo andati a spulciare tra le leggende del luogo e pare che l’origine del nome si rifaccia a un’antica storia, quando alcuni cacciatori imprudenti, in una notte d’inverno, decisero di seguire “la bella fatina alpina dai capelli rossi” (eh, l’altitudine e la scarsità di ossigeno possono giocare brutti scherzi…) per poi scomparire per sempre; la gente del luogo non la prese benissimo e ribattezzò “diavolessa” la bella fatina. Da diavolessa a Diavolezza il passo è stato poi brevissimo.
Come prenotare la Jacuzzi alla Berghaus Diavolezza
Noi abbiamo contattato la struttura e prenotato sia la camera che la Jacuzzi tramite email, ed è stato tutto molto facile e lineare. Per ogni informazione, quindi, andate fiduciosi sul sito ufficiale del rifugio Diavolezza.
Noi abbiamo soggiornato in una camera ‘classic’ per 115 € a testa, circa (comprensivi di ricca cena e altrettanto ricca colazione. Nonché del viaggio A/R con la funivia) e abbiamo speso circa 50€ – complessive – per la Jacuzzi. La spesa quindi non è banale, ma l’esperienza che farete vi ripagherà alla grande!
Berghaus Diavolezza
berghaus@diavolezza.ch
Telefono: +41 81.839.39.00
Pontresìna (CH)
Se siete curiosi di vedere altri mirabolanti video del nostro viaggio sul treno rosso del Bernina perché non date un’occhiata alla storia che abbiamo pubblicato su Instagram?
Trenino del Bernina, guida per organizzare un viaggio mozzafiato!
SCOPRI LA SVIZZERA CON NOI:
Saint Moritz cosa vedere in un giorno nella perla dell’Engandina
Escursioni in Svizzera, le 5 da non perdere (provate sul campo)
Guidare in Svizzera, i nostri consigli per un on the road senza problemi