Quando acquistai il mio primo navigatore satellitare, un Telesystem le cui prestazioni oggi sono paragonabili a quelle di un macaco davanti al calcolo differenziale, ero convinto di aver fatto un nuovo decisivo passo verso il futuro. Mi accorsi subito che non era tutto oro quello che luccicava: per la connessione al satellite occorrevano minuti, le mappe andavano aggiornate scaricandole da internet, il calcolo degli itinerari era meno preciso di un tiro di Dzeko, annata 2015-16:

Nel corso degli anni le cose sono cambiate e decisamente in meglio (cosa che vale anche per Dzeko, per fortuna). Attualmente possiamo dire che con un iPhone e Google maps si è ragionevolmente sicuri di essere ben guidati, è possibile pianificare itinerari ‘orologio alla mano’ e riuscire a creare percorsi in grado di toccare più mete possibili senza perdere troppo tempo.
Tutto questo a patto che l’iPhone funzioni e che non si ribelli come la Skynet di Terminator, ma al contrario. Parafrasando la famosa citazione:
«Il sistema andò offline il 13 giugno 2017. Skynet-iPhone cominciò a disimparare a ritmo esponenziale. Divenne incosciente alle 12:14 del mattino, ora di Marsiglia»
TreeavHELLer numero uno: l’iPhone in Provenza
Atterrati a Marsiglia verifico che il roaming funzioni: alla Tre mi avevano garantito un roaming voce e dati ‘come se lei fosse in Italia’. In effetti sembra tutto funzionare bene, l’iPhone si aggancia all’operatore francese, riesco a mandare i primi sms, whatsapp si aggiorna… bene, tutto ok.
Andiamo a prendere la macchina a nolo, ci propongono una Opel Corsa di ultima generazione, bella, tecnologica, un polmone in salita (secondo l’autorevole parere di Simona).
“Gradite anche il navigatore gps?”, ci chiedono.
Non in italiano, certo. In francese, qualcosa tipo:
“Voulez vous le calculatòr de le coordinatique geografic?”
Con una certa sicumera rispondo “No, grazie”, e penso perché mai uno dovrebbe pagare per prendere un navigatore stile Telesystem quando in tasca ha il suo fido iPhone. Mah!
Saliamo in macchina.
Collego l’iPhone alla presa usb.
Lo guardo: “nessun servizio“.
L’iPhone scotta come la sabbia di Sabaudia in un pomeriggio qualunque di luglio. Metto il telefono in modalità ‘aereo’ poi ritorno in posizione normale:
“cerco…”
“cerco…”
“cerco…”
“nessun servizio”.
Ci guardiamo un po’ perplessi, sarà un punto cieco tra le celle telefoniche, diciamo. Decidiamo comunque di uscire dall’aereoporto, dobbiamo andare a Aix in Provence, inutile rimanere lì, oltretutto fa un caldo irreale, meglio partire, accendere l’aria condizionata, nel frattempo il telefono si riprenderà.
Mentre seguiamo i vari cartelli di ‘sortie‘ controllo lo stato del telefono: “nessun servizio”. Uno di questi sguardi all’iPhone deve essermi fatale, perché anziché imboccare l’uscita ci ritroviamo all’entrata di un qualche carico merci, guardati in cagnesco dai tizi alle sbarre. Mi parte la prima imprecazione, metto la retromarcia, commetto una dozzina di infrazioni e riesco finalmente a uscire dalla zona aeroportuale.
Imbocchiamo una superstrada seguendo il cartello “Aix”. Il telefono è ancora ostaggio di Bob all’interno della loggia nera, decido quindi di riavviarlo. La procedura di riavvio dura un tempo dilatato, oltre l’umana comprensione. Nel frattempo guido e ci orientiamo con i cartelli, come ai vecchi tempi:
“Aix” (svolto a destra)
“Aix” (proseguo dritto)
“Aix” (svolto a sinistra).
Seguono chilometri in cui di cartelli “Aix” non c’è traccia. E all’improvviso…
“Bienvenue à Marseille!”
Come diavolo sia stato possibile non riusciamo a spiegarcelo neanche ora. Fatto sta che lancio la mia seconda imprecazione, forse anche una terza, poi agguanto il telefono che nel frattempo si è riavviato ma continua ad avere la temperatura di una nana blu supermassiccia e lo scaglio via emettendo urla belluine.
Con l’occasione abbiamo modo di saggiare il traffico marsigliese, tremendo ma da dilettanti rispetto a quello che troveremo a Aix en Provence.
Dopo un po’ di svolte a casaccio riusciamo a intravedere un nuovo cartello ‘Aix’: lo punto come una cane da caccia la sua preda, sono disposto a sacrificare anche un paio di pedoni pur di imboccare quella maledettissima svolta e finalmente ci ritroviamo (di nuovo) sulla superstrada per Aix.

Durante il viaggio l’iPhone non dà segni di vita e quando finalmente riusciamo a parcheggiare ad Aix lo raccolgo dolcemente tra le mani e mi preparo il discorso che dovrò fare al suo funerale, qualcosa di dolce e sentimentale, di struggente e romantico, qualcosa del tipo:
“maledetto bastardo ci hai abbandonato sul più bello, che tu possa bruciare tra le fiamme dell’inferno!”
Simona mi tranquillizza: vedrai che basta riavviarlo, dice, questo caldo e l’umidità lo avranno mandato in tilt.
No, no, è tutto perduto! Tutto finito! È un dramma! Una tragedia! È spacciato! Spacciato, ti dico! Ecco, guarda:
reboot…
…
cerco…
…
Orange LTE
Oddio, è ancora vivo! Figghio! Figghio mio!
Sono commosso, Bob ha abbandonato il mio iPhone. Scoprirò solo più tardi che lo ha trasformato in una sorta di Dougie, un aggeggio mezzo scemo ma con sprazzi di luccicanza, intanto sono contento. Per il sollievo tiro fuori la mia Canon e scatto la mia prima foto in Provenza, questa:
Non è bellissima? (ehm…)
Altri (buffissimi) TreeavHELLer
- 5 cose che ho imparato durante il mio viaggio in Grecia
- La nostra serata al ristorante hawaiano ‘Mahalo’. Anzi no
- TreeavHELLer, quando il viaggio diventa (quasi) un inferno
Sulla vicinissima Provenza invece potete informarvi qui, sempre con un po’ di ironia eh!
Aix en provence, la città delle mille fontane (anche se sono 12)
Questo racconto mi ha fatto morire dalle risate! Siete troppo forti ragazzi!
Ahah Grazie, in effetti è un racconto un po’ folle 😀 Ma ti assicuro che è quello che è accaduto e a tratti sono stato sull’orlo di una crisi di nervi. Anzi, diciamo pure che l’orlo l’ho superato (e non mi succede spesso). Se vuoi anche l’epilogo della storia: l’iPhone in questione ha gettato la spugna un paio di mesi dopo, spompato come un maratoneta obeso al primo chilometro di corsa in una giornata afosa d’agosto. Così, dopo averci quasi portati all’inferno, oggi, rinchiuso in una scatola, sogna nel buio di ascendere in paradiso. Amen