“Agios Sozon, scena uno… Ciak!… Azione!”
Immaginate: siete seduti davanti al pc a fare il vostro lavoro quotidiano quando improvvisamente, sul sito dove siete capitati dopo una ricerca su Google, in un banner sulla destra dello schermo, appare la pubblicità di una compagnia di traghetti dell’Egeo. “Normale – pensate – dal momento che abbiamo passato l’ultimo weekend a pianificare il nostro viaggio in Grecia, tra Atene, Milos e Naxos. Maledetti cookies!“.
Poi guardate bene, e come sfondo del banner appare un’immagine di una bellezza straziante: una chiesetta abbarbicata sugli scogli che si staglia su un mare incredibilmente bello. Ci poggiate sopra il mouse, cliccate col tasto destro e aprite l’immagine: “Naxos.jpg“.
Tutto qui.
Rimanete per un po’ a guardarla.
Poi le fate una foto con l’iPhone e promettete a voi stessi che sareste andati a vederla da vicino.
Costi quel che costi.
Caccia ad Agios Sozon
Ovviamente per voi che leggete il mistero è presto risolto: la chiesa è Agios Sozon. Ve la mostriamo subito in tutta la sua sfolgorante bellezza:
Ma per noi scoprirlo non è stato così facile.
- Il primo tentativo per capire di quale chiesa si trattasse l’abbiamo fatto (in realtà in maniera un po’ troppo sbrigativa) con la ricerca inversa di Google. Purtroppo senza risultati.
- Il secondo tentativo, che immaginavamo più proficuo, l’abbiamo fatto appena messo piede sull’isola di Naxos, mostrando la foto all’impiegata dell’autonoleggio. E lei, guardando e riguardando l’immagine, allargando e stringendo l’inquadratura, mettendo di sbieco il telefono e infine scuotendo il capo ci ha restituito l’iphone dicendo: “Ma siete sicuri che sia a Naxos?”.
- Il terzo tentativo è stato con la gentilissima proprietaria dell’hotel dove abbiamo soggiornato, che ugualmente perlessa ci ha risposto: “Mah… Non saprei… ora provo anche io a crecare su Google… però davvero non saprei… sicuri che sia a Naxos?” (e due).
Insomma, sicuri sicuri non lo eravamo nanche noi. Però una certa luccicanza l’avevamo. Cosicché una mattina ci siamo messi a fare ricerche incrociate su Google, dando fondo a ogni nostra risorsa. E…
Bingo! Rendiamo grazie ai giapponesi!
Dopo una serie di ardite triangolazioni di keyword e ricerche correlate atterriamo sulla pagina Pinterest di un benemerito giapponese che ha salvato tra le sue foto quella tratta da un sito di un hotel di Naxos in cui viene ritratta l’agognata chiesina, da un’altra angolazione rispetto alla foto in nostro possesso ma senza ombra di dubbio lei. Nella didascalia la scitta “Agios Sozon”. È fatta! Una ricerca ulteriore con questa keyword lo conferma: eccola lì, chiesina sfuggevole, ti abbiamo trovato! Faccio un rapido giro sul navigatore: la chiesina è più infrattata di Bin Laden nelle grotte dell’Afganistan, la strada di avvicinamento non è semplicissima però (dice Google map) dovremmo poterci avvicinare abbastanza con l’auto, poi rimarrebbero solo 800 metri a piedi.
“E che ci vuole! Andiamo! Partiam! Partiam!”
La strada per Agios Sozon
La strada per Agios Sozon è comodissima.
All’inizio.
Diciamo che fino a Agiassos è una beatidudine asfaltata, poi diventa una comoda stradina asfaltata, poi un comoda mulattiera, poi una mulattiera e basta, poi un inferno di mulattiera percorribile solo con un carro armato o un cazzutissimo Enduro.
Oppure a piedi.
La brutta notizia è che l’inferno di mulattiera non inizia a 800 metri da Agios Sozon, come ottimisticamente suggeriva Google map, ma quattro chilometri prima. Risultato: parcheggiamo la Panda un po’ a casaccio e decidiamo di procedere a piedi. Ecco la situazione:
- Sono le ore 11.30 del 9 luglio
- Temperatura: 34 gradi
- Sole: a picco
- Ombra durante il cammino: zero
- Acqua nello zaino: mezzo litro (per due persone)
- Titolo: Operazione Agios Sozon
- Sottotitolo: Come rischiare la vita per una foto vista su un banner
Il viaggio di andata
Dal momento che i chilometri che ci separano dalla chiesina infrattata sono “solo” 4,8 decidiamo bene di sbagliare strada, infilando una mulattiera in salita con pendenza 80%, schifata financo dalle capre. Giunti sul crinale godiamo di uno stupendo panorama, non c’è che dire. Però, porca miseria, ci mancava giusto allungare di quasi un altro chilometro! Amen, torniamo indietro e imbocchiamo la strada giusta. Dopo breve transitiamo in prossimità di una splendida caletta che invita al tuffo.
Ma noi siamo determinati, per noi esiste un solo e unico obiettivo: Agios Sozon. E ci mettiamo in viaggio. Il gran caldo è mitigato da una splendida aria. L’effetto collaterale è non sentire l’enorme quantità di raggi solari che stiamo assorbendo (fortuna avevamo la crema solare, almeno quella…). A metà strada la fatica comincia a fare capolino, ma non spezza la nostra determinazione
Quando, dopo svariati tornanti, la chiesina appare nello zoom delle nostre macchine fotografiche, una ritrovata energia ci spinge ad allungare il passo. Sono le 12.39
Ci accorgiamo ben presto che la chiesina, che ci appare ora così vicina, non lo è affatto: per raggiungerla dobbiamo percorrere tutta la baia da lato a lato, e l’ultimo pezzo sarà una terrificante corsa a ostacoli attraverso un territorio dominato dalle capre (e dai ragni).
Alle 13.13 ora di Milos, arriviamo finalmente alla nostra meta. Il momento è solenne e richiede una citazione d’obbligo e di livello (e che chi ci segue su Instagram avrà avuto già modo di vedere) in cui Simona fa suo il ruolo che fu di Neil Armstrong quel famoso 21 luglio del 1969:
Il bagno thriller
Caldi come il nocciolo di un reattore nucleare, di fronte a cotanto mare, vuoi forse non farti un bagno? Certo che sì!
E mentre io sono per un “tuffiamoci a bomba e poi yuhuuuuuuuuuu!”, Simona, resa edotta dalla visione di migliaia di film horror, in particolare questo:
butta lì un: “ma non è meglio farsi il bagno uno alla volta? Così uno aiuta l’altro a risalire…”. Ma il macho che è in me risponde solo con uno “tzè!”. Mi butto ed è subito refrigerio paradisiaco. Così convinco anche Simona a tuffarsi. E lei lo fa. Splash!
“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!”
Che figata! Bello ve’? …. Ma… senti un po’…. secondo te… cosa sono tutte quelle cose nere attaccate agli scogli?… Non saranno mica…
RICCI??!!
E così ci ritroviamo immersi tra le onde, a due metri dalla scogliera dalla quale ci siamo tuffati e sulla quale dovremmo risalire, tappezzata di ricci di mare… e quei simpaticissimi echinodermi sanno farsi ricordare con la puntura dei loro aculei! Per alcuni secondi ci appaiono immagini strazianti di film horror, dove due giovani avventurieri (ehm…) vengono dilaniati da squali a tre teste e trafitti da ricci mutanti e sanguinari… ma è lo sconforto di un attimo: più o meno consapevomente mi sono lanciato in acqua calzando ancora le mie scarpe da scoglio e quindi “fuck you, riccio!”... trovo un appiglio e riesco a tirarmi su, poi aiuto Simona a risalire, ma lei evidentemente non vuol perdersi la dolorosa esperienza e mette un piede su un riccio: il suo disappunto è tutto sommato contenuto e non va oltre un “ahio!” ben assestato (laddove io probabilmente avrei profanato Agios Sozon per i 30 anni a venire)
Il viaggio di ritorno
Abbiamo raggiunto l’obiettivo e siamo sopravvissuti a una catastrofe imminente.
Tutte le scorte di adrenalina sono quindi andate consumate.
Così come il mezzo litro d’acqua.
“Con queste premesse la via del ritorno sarà ancora più ardua”, ci diciamo.
Sbagliamo.
Non sarà solo più ardua, sarà un vero inferno!
Ci rimettiamo in viaggio alle 13.45:
Ben presto la situazione è questa:
Arriviamo alla macchina dopo due ore di strazio, cotti come due capretti al forno.
Metto in moto la Panda e la guido come fosse una dune buggy fottendomene allegramente di buche e sassi: voglio raggiungere la prima taverna disponibile e bere una cisterna d’acqua. Così approdiamo alla taverna dell’Avgerinos Village Studios. Ed è solo dopo la terza pinta di acqua e ghiaccio (che la gentilissima proprietaria ci fornisce senza che neanche la chiedessimo) che riprendo un colorito vagamente umano, questo:
Sette informazioni utili su Agios Sozon
Bene, tiriamo le fila di tutto questo racconto e veniamo al sodo. Schematicamente:
1- Quali sono le origini di Agios Sozon?
Tradizionalmente considerato il protettore dei marinai, il culto di Agios Sozon è tuttora celebrato nelle regioni insulari e costiere. Il nome del santo (Sozon, Σώζων) si traduce dal greco come “colui che salva“, quindi “San ‘colui che salva’”. Prendendoci una piccola libertà di traduzione potremmo dire “San Salvatore”, anche se, come riferisce la Treccani “si è supposto identificabile con Sabazio“. La piccola cappella si fa risalire ad epoca bizantina e secondo la tradizione sarebbe stata fatta costruire da un mercante che nel bel mezzo di un naufragio giurò di innalzare una chiesa in onore di Agios Sozon nel caso in cui la grazia del Santo lo avesse aiutato a sopravvivere. E poiché la merce che trasportava era principalmente vino e olio, si dice che il mercante li fece inserire nelle fondamenta della cappella durante la costruzione. Tutto sommato una bella storia.
2- Vale la pena visitare Agios Sozon?
Sì! L’immagine di Agios Sozon vi rimarrà impressa per tutta la vita!
3- Quando andare?
Vi consigliamo di evitare le ore più calde (non fate come noi, insomma!). Direi che la mattina molto presto è un ottimo momento
4- Cosa portare?
Ricordatevi almeno sei cose:
- Acqua! A C Q U A ! Portatene almeno un litro e mezzo. Ma anche più! Fidatevi!
- Anche qualcosa da mangiare, non si sa mai…
- Scarpe comode! Vanno benissimo le sneaker di tela, evitate se possibile le infradito (vero Simona?)
- Cappello per il sole
- Tanta crema solare
- Scarpe da scoglio
5- Ci facciamo il bagno?
Sì! MA FATE ATTENZIONE AI RICCI! E anche alle condizioni climatiche: vento e onde alte potrebbero trasformare quel paradiso in un vero problema… Quindi prestate molta attenzione, individuate bene dove poter risalire, e se potete tuffatevi con le scarpe da scoglio per limitare eventuali danni durante la risalita
6- Ma per forza a piedi?
No. Abbiamo scoperto che ci sono anche gite organizzate in barca che vi possono portare nella caletta di Agios Sozon. Magari c’è meno avventura, ma di sicuro tanta, tanta, tanta più comodità!
7- Mica ho capito esattamente dove si trova…
Ecco qui la mappa, con indicato anche il percorso da fare a piedi.
Se ci andate ricordatevi di noi e mandateci una foto.
Curiosi di sapere altre cose pazze fatte in Grecia?
Se invece cercate suggerimenti meno remoti, eccone qui tra Naxos, Milos e Atene:
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