L’immagine del tempio di Valadier iniziò a invadere gli schermi dei pc e degli smartphone di tutto il mondo quando il National Geographic, nel 2016, ne pubblicò uno splendido scatto di Giacomo Marchegiani come “foto del giorno”.
Non che prima non se ne conoscesse l’esistenza, intendiamoci. Ma nell’epoca delle orge fotografiche di Instagram (lo sapete che ogni minuto su Instagram vengono postate 46.740 foto?), uno scatto del National Geographic assume un’eco particolare e inizia a riverberare nell’immaginazione di migliaia di persone.
Noi abbiamo approfittato della visita alle vicinissime Grotte di Frasassi per andare a vedere anche questa piccola chiesa incastonata nella roccia e dobbiamo ammettere che il colpo d’occhio è di quelli che rimane impresso per molto tempo. Ma procediamo per gradi.
Indice
Dove si trova il tempio di Valadier
Il tempio di Valadier si trova nelle Marche, in provincia di Ancona, nel comune di Genga.
Per raggiungerlo è sufficiente lasciare l’auto nel (piccolo) parcheggio lungo la strada e risalire a piedi un ampio sentiero lastricato che si inerpica lungo il fianco della montagna per 700 metri.
A noi, che abbiamo affrontato la lunga avventura per vedere da vicino Agios Sozon, la chiesetta più infrattata di Naxos, 700 metri – seppure in salita – sembrano davvero il nulla. Ma leggendo in giro abbiamo notato che non per tutti è così.
Ragazzi, che dire, regolatevi pure secondo le vostre forze, ma noi ci sentiamo di tranquillizzarvi: ite, ite, non ve ne pentir-ite!

Cos’è il tempio di Valadier
Il tempio di Valadier è esattamento quello che dice di essere: un tempio. Certo, a dirla tutta sarrebbe dedicato alla Vergine Maria, ma siamo di fronte a uno di quei pochi casi in cui il profano la vince sul sacro, cosicché il nome dell’archittetto che lo ha progettato (Giuseppe Valadier, appunto) ha scalzato quella della madre divina, senza che questa ne abbia avuto a male (almeno a quanto ci è dato supporre).
Fu Papa Leone XII, nato proprio in queste terre del marchigiano, a commissionarne la costruzione al celebre architetto romano.
Corre l’anno 1828 e lui, il Valadier, partorisce l’idea di una chiesetta a pianta ottagonale nello stile neoclassico che tanto gli è caro, da incastrare tra le rocce della montagna.
Perché proprio questa forma particolare? Perché “8” rappresenta il simbolo della resurrezione di Cristo avvenuta nell’ottavo giorno (il “dies octavus“, ossia “il giorno dopo il sabato” come riportano i quattro evengelisti).
È proprio questo accostamento tanto ardito tra le linee architettoniche pulite e dalle proporzioni perfette e l’aspro incedere della montagna e delle insenature naturali a destare un incredibile senso di stupore.
Il tempietto è totalmente realizzato con blocchi di travertino bianco e sormontato da una cupola ricoperta di lastre di piombo.
All’interno del tempio, un elegante altare in alabastro e la statua in marmo della Vergine con Bambino opera, a quanto pare, di Antonio Canova.
In realtà si tratta di una copia, perché l’originale è custodita, in sicurezza, nel museo parrocchiale di Genga.
L’eremo della Madonna Infra Saxa
Proprio accanto al tempio Valadier è visitabile anche l’eremo della Madonna Infra Saxa, eremo che viene documentato già intorno all’anno Mille.
In origine sorse come monastero di clausura per le benedettine, associato a un monastero di monache denominato Monasterium S. Mariae Bucca Sassorum posto sul vicino Monte Ginguno, di cui però si è persa ogni traccia.
L’eremo è costruito in modo che una delle pareti coincida esattamente con il fianco della montagna. E in effetti la visione dall’interno è piuttosto particolare e suggestiva.
La Cappella di Santa Maria infra Saxa ospitava un’immagine della Madonna realizzata in legno che andò distrutta negli anni ’40 durante un incendio. Fu sostituita successivamente da una copia in pietra.
La curiosità: fare climbing all’ombra del Valadier
Le pareti che ornano questo piccolo gioiello marchigiano sono spesso utilizzate per praticare arrampicata. Anche durante la nostra visita il luogo era tutto un brulicare di atleti che si arrampicavano e si allenavano in vista del ‘Frasassi climbing Festival‘, l’evento di arrampicata (e non solo) che si svolge ogni anno anche su queste pareti rocciose nei primi giorni di settembre.
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