Ci sono dei posti nel mondo che non sembrano reali, che fanno sembrare l’ormai abusato aggettivo ”mozzafiato” un’inutile e pallida descrizione di come sono. Uno di questi è senza dubbio il Lago Carezza: nessuno può rimanere indifferente di fronte a tale spettacolo della natura! E chi ci rimane… ha un bidone al posto del cuore!
Scherzi a parte, andiamo insieme a scoprire questo piccolo ma splendente lago dolomitico, e perché è detto addirittura Lago dell’Arcobaleno… una fama che come vedrai è strameritata!
Indice
Dove si trova il Lago di Carezza
Cominciamo dalle basi: dov’è il Lago di Carezza? Il Lago di Carezza si trova in Alto Adige (il nome tedesco è Karer See) nella Val d’Ega, a circa 26 km da Bolzano. Anche la strada per arrivarci, la Statale 241, è magnifica da percorrere dato che si snoda tra boschi, montagne altissime in lontananza e paesini d’altura. Non a caso è la Grande Strada delle Dolomiti!
Curiosità: l’altitudine del Lago di Carezza è di 1520 m, mica pochi…
Lago di Carezza cartina:
Al cospetto del Lago Carezza
Vedere dal vivo il Lago di Carezza è un’esperienza indimenticabile, da fare assolutamente. Davvero rimani estasiato dalla varietà dei colori e dalla loro iridescenza. Il laghetto è ricco di riflessi di tutte le sfumature, sembra un opale liquido in cui si specchiano vanitosi gli impressionanti massicci del Catinaccio e del Latemar.
Sembra incredibile ma i colori del lago riflettono sul serio tutto l’arcobaleno: dal rosso al giallo dall’indaco al verde e all’azzurro, a seconda della stagione e dell’ora del giorno. La luce infatti si rifrange sulle acque apparentemente immobili creando sfumature che penseresti impossibili, mentre la loro trasparenza vitrea lascia intravedere i fondali rispecchiando contemporaneamente le cime aguzze del Latemar e il bosco di abeti adagiato sulle sponde.
A proposito di boschi, purtroppo il Lago di Carezza non si è salvato dal disastro della tempesta Vaia, che nel 2018 ha devastato parte del Trentino Alto Adige. Te ne accorgerai già lungo la Statale: interi fianchi di monti con alberi divelti, buttati a terra dalla furia dei venti a 120 km/h. Nonostante ci sia dati da fare subito per riparare in qualche modo ai danni tremendi di Vaia, si stima che ci vorranno decenni per tornare a una situazione ‘normale’.
Noi infatti ci chiedevamo come fosse la situazione del Lago Carezza oggi, perché il festone di alberi intorno alle sue sponde era ed è senza dubbio una parte importante del suo fascino. Diciamo che ci aspettavamo peggio, specialmente percorrendo la Statale. Almeno dalla parte del Latemar, le sentinelle arboree continuano a vegliare sullo specchio d’acqua e a riflettersi nelle acque cangianti, aggiungendo ai mille colori le loro sfumature infinite di verdi.
Sicuramente però il paesaggio è cambiato e fa molto male vedere la devastazione con i propri occhi, come ci è capitato anche ad Arte Sella (altro must see in Trentino Alto Adige, secondo noi). Allo stesso tempo, la laboriosità e l’impegno degli uomini per risistemare le cose dà speranza e anche un po’ di fiducia nell’umanità.
Lago di Carezza leggenda
Ma veniamo alla domandona che sorge spontanea: perché il Lago di Carezza viene chiamato Lago dell’Arcobaleno? Per i piu curiosi, ‘Lec de Ergobando’ in lingua ladina?
Secondo la leggenda il Lago di Carezza era abitato dalla ninfa Ondina di cui lo stregone che viveva sul Latemar si innamorò perdutamente. Evidentemente però non era molto pratico di corteggiamenti e, dopo aver tentato più volte di rapirla, si rivolse alla strega Langwerda per avere un consiglio. La strega gli suggerì di travestirsi da venditore di gioielli e di creare con le pietre preziose un arcobaleno di colori che andasse dal Catenaccio al Latemar.
A quel punto Ondina, sorpresa dal prodigio, sarebbe emersa dalle acque e lo stregone avrebbe potuto avvicinarla, attirandola con le gemme luccicanti.
L’idea era anche buona, sicuramente migliore dei tentati rapimenti, se non fosse che lo stregone, dopo aver inscenato sul lago l’arcobaleno più bello del mondo, per la fretta si scordò di travestirsi. La ninfa, vedendolo, si tuffò nel lago spaventata e non si fece mai più vedere. Ma quanto era orribile ‘sto stregone? E perché gli esseri femminili devono sempre darsela loro a gambe se importunate?
In ogni caso, il mago ovviamente si infuriò, fece a pezzi i gioielli e l’arcobaleno e li gettò nel lago, e questa è la spiegazione romantica dei colori opalescenti e variegati delle acque magiche del Lago Carezza.
Lago Carezza origine
Il Lago di Carezza è un lago alpino, senza emissari visibili. È alimentato da sorgenti sotterranee che portano l’acqua dal massiccio del Latemar. In primavera, con lo scioglimento dei ghiacciai, raggiunge circa 20 metri di profondità, in autunno solo 6, mentre in inverno ghiaccia e offre uno spettacolo da favola. Non per niente è il lago delle favole delle Dolomiti.
E calcola che la concorrenza è spietata! Noi abbiamo stilato la nostra personalissima classifica con gli 8 laghi più belli del Trentino Alto Adige + 2 in Veneto (vicinissimi al Trentino). Vuoi sapere a che punto abbiamo piazzato il Lago di Carezza? Leggi qui:
8 laghi del Trentino Alto Adige da vedere assolutamente (+ 2 veneti)
Lago di Carezza escursioni
Cosa vedere nei dintorni del Lago di Carezza? Ci sono molte cose con cui rifarsi ulteriormente gli occhi. Ecco qualche suggerimento.
- Il Giardino delle Rose di re Laurino
- Escursionismo nel Latemarium (l’area del Latemar)
- Passo di Costalunga
- Olimpo delle MTB
- Grand Canyon dolomitico
- Carezza Golf Club.
Info pratiche
Come si arriva al Lago di Carezza?
A piedi (ebbene sì!) da Nova Levante tramite il sentiero 10A (9 km a/r).
In macchina, tramite la Statale 241. Il Lago Carezza dista da Bolzano 26 km, mentre da Trento sono 85 km percorribili in circa un’ora. Quindi è fattibile anche come gita di un giorno dal capoluogo trentino, ma sicuramente ha più senso spostarsi in zona ed esplorarne le meraviglie. Noi venivamo da Trento e dopo Carezza abbiamo proseguito per la Val di Fassa. Dove, se ami il trekking, ti straconsigliamo di salire al Lago d’Antermoia: guarda le nostre foto per capire perché:
Il Lago d’Antermoia, una meraviglia ad alta quota nelle Dolomiti
Dove si parcheggia?
Sull’altro lato della Statale rispetto al Lago di Carezza hanno realizzato un parcheggio molto grosso, a pagamento.
Cibarie e caffè
Adiacente al parcheggio, praticamente attaccata alla strada, hanno costruito un’area con fast food, bar e un negozio di souvenir. Nonostante sia ben realizzata, è un po’ un pugno in un occhio e molto turistica, però è sicuramente comoda. Noi stessi ne abbiamo approfittato per prenderci un caffè.
Il giro del lago
Il Lago di Carezza è (fortunatamente) ammirabile solo da lontano, nel senso che non è possibile scendere sulle sue sponde. Tutto intorno c’è un sentiero delimitato da una staccionata quindi si può vederlo da varie angolazioni, ma non ci si può avvicinare più di tanto. Questo, unito alla quantità di gente che sciama concentrata nella stessa area, crea un po’ di confusione.
Ma è una scelta giustissima se pensiamo che una tale meraviglia va assolutamente preservata e che purtroppo non tutti sono educatissimi… Prevenire è meglio che curare (e comunque, anche se fossimo tutti rispettosissimi, c’è davvero troppa gente in giro)!
Qual è il momento migliore per ammirare il Lago di Carezza?
Tra maggio e luglio il lago dà il meglio di sé perché col disgelo acquista ampiezza e profondità. Tuttavia in inverno, ghiacciato, secondo me regala un panorama insolito e molto molto rarefatto.
Come orario invece non c’è un meglio o un peggio: i colori di Carezza cambiano continuamente seguendo la luce e sarebbe interessante scoprirli lungo tutta la giornata. Certo, in generale le ore centrali del giorno sono sempre quelle con la luce e le ombre più nette e quindi tendenzialmente sono da evitare. Ma a essere sinceri noi quando viaggiamo ci adattiamo, abbiamo itinerari abbastanza densi e non potremmo tenere contro dell’orario…
Allora, sei meravigliato dalla bellezza del Lago di Carezza? Facci sapere se andrai a vederlo con i tuoi occhi e se riesci a scovare colori sfuggiti a Pantone!
Al prossimo viaggio!
Simona
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