Mentre mi avvicino a passo lento al ghiacciaio che lambisce il lago di Antermoia mi trasformo gradualmente in uno scimmione ingobbito che caracolla in un deserto di pietrisco per osservare meglio un monolite straordinario e fuori asse rispetto al tempo.
Divento, per farla breve, una delle scimmie di Kubrick, quella che per prima – e non senza timore – allunga la mano per toccare la superficie nerissima dell’oggetto misterioso:
In questo caso la superficie è invece un (quasi) bianchissimo ghiaccio. O meglio, scoprirò allungando la mano senza però emettere urla belluine, una neve ghiacciata ancora sufficientemente soffice da accogliere il palmo della mano e trattenerne la forma. Il momento è quanto di più vicino a un’esperienza mistica io possa immaginare.
Ora riavvolgiamo il nastro, iniziamo da capo e vediamo insieme tutto quello che c’è da sapere sul lago d’Antermoia e sul perché dovete andare assolutamente a vederlo.
Come arrivare al lago di Antermoia
Si può arrivare al lago di Antermoia partendo da diversi punti. C’è chi lo raggiunge da Vigo di Fassa, prendendo la funivia fino al rifugio Negritella e poi a piedi passando per rifugi Preuss, Vajolet e Passo Principe. E chi, come noi, lo ha raggiunto da Campitello di Fassa, dove soggiornavamo. Ecco com’è andata.
Da Campitello al rifugio Micheluzzi
Partendo da Campitello la prima tappa da raggiungere per poter poi imboccare il sentiero verso il lago di Antermoia è il rifugio Micheluzzi. Lo raggiungiamo utilizzando una delle navette-taxi che partono dall’imbocco della strada della Val Duron (Strèda de Salin, 6). Si tratta di furgoncini in grado di trasportare una decina di persone alla volta (a volte anche meno) e già questo è un buonissimo motivo per andare in fermata di buon mattino *
Noi, che non facciamo certo fatica a svegliarci prestissimo (ehm..), giungiamo in fermata a ridosso delle 8.00 (più o meno…) di un martedì di fine luglio e facciamo la nostra buona filetta. Ma nel giro di mezz’ora riusciamo a guadagnarci la seduta sulla navetta più scalcinata di tutte e a partire, destinazione rifugio Micheluzzi.
* Dal 6 giugno al 6 settembre tutti i giorni, dalle 7.00 alle 10.15, parte una navetta ogni 10 minuti circa, ma la fila delle persone in attesa può essere anche considerevole. Attenzione anche al costo: 10 € a persona, per tratta (quindi 10 € per salire + 10 € per scendere). Non sono pochi, ma vi risparmiano, almeno all’andata, un’ora / un’ora e mezza di camminata in salita…
Dal rifugio Micheluzzi (1.848 m) al Passo delle Ciaresole (2.282 m)
Giunti al rifugio, dopo aver resistito a stento alla tentazione di trangugiare un altro caffè, ci mettiamo in marcia, imboccando con fiducia e sprezzo del pericolo la strada sterrata pianeggiante che risale la Val Duron (segnavia 532).
Non facciamo in tempo a godere delle bellezze del luogo, magnificandone il paesaggio tra i paradisiaci prati verdi e la maestosità delle cime dolomitiche di sfondo, che subito si presenta ai nostri occhi questa immagine:
Condizionati dalla visione di centinaia di film horror, preconizziamo da lì a poco la nostra uccisione da parte di uno spaventapasseri indemoniato. Simona è più preoccupata di me, sa benissimo che nei film horror l’ordine di uccisione è:
- uomo di colore
- uomo o donna appartenente a minoranza etnica
- donna bionda
Mancando i primi due, comincia da subito a guardarsi intorno con circospezione. Ovviamente non si palesa alcun assassino, ma prendiamo la visione come un avvertimento: “fate attenzione, il pericolo è dietro l’angolo, solo l’uomo penitente potrà passare“ e cose così.
Dopo circa 2 chilomentri arriviamo al bivio con il sentiero 578: svoltiamo a sinistra, attraversiamo il torrente e iniziamo il primo tratto in salita.
Camminiamo…. camminiamo… camminiamo…
A un certo punto il sentiero non è chiarissmo: o si continua dritti o si svolta a sinistra. Non ci sono segnali. La profezia dello spaventapasseri si sta per avverare! Tiriamo fuori la cartina dei sentieri, triangoliamo le idee, ci orientiamo con muschi e licheni, osserviamo la posizione del sole. Niente, non riusciamo a scegliere.
Qualche minuto di stallo poi il colpo di genio: la bussola dell’iPhone! Da uomo penitente la metto in funzione et voilat si svolta a sinistra. Il nostro cammino riprende.
La salita verso Passo delle Ciaresole è abbastanza impegnativa, ma sostenuti dai ‘beeeeeeeee’ di incoraggiamento delle pecore al pascolo riusciamo a scavallare e a raggiungere “la cima” dove una leggera brezza a 200 km/h non solo ci asciuga il sudore della salita ma ci manda in ibernazione buona parte dei bronchi: “ah, l’aria di montagna! coff! coff!”
Da Passo delle Ciaresole (2.282 m) a Passo Dona (2.516 m)
Dopo aver indossato e santificato il maglioncino di pile (che prudentemente va sempre portato durante un’escursione estiva in montagna) riprendiamo il cammino verso il rifugio Antermoia.
Da qui in poi la storia del maglioncino diventa schizofrenica, almeno per me:
- refolo di vento → freddo → metto maglioncino
- sole → caldo → tolgo maglioncino
- nuvola → freddo → metto maglioncino
- salita → caldo → tolgo maglioncino
Che fatica! A ogni modo il sentiero procede ripido (e quindi non rapido), riccamente in salita e regala a ogni tornante notevoli scorci sulle dolomiti.
Di buon passo raggiungiamo la seconda “cima”, Passo Dona: stavolta ci accoglie una brezza a 300 km/h. “Ok, rimetto il maglioncino..“
Da passo Dona (2.516 m) al Rifugio Antermoia (2.487 m) e finalmente al lago di Antermoia (2501 m)
Da qui in poi si tratta solo di mettere un piede davanti all’altro, ma in scioltezza: il percorso è praticamente in piano, fatta eccezione per alcuni sali-scendi davvero poco impegnativi.
E in effetti siamo molto più impegnati a fotografare le meraviglie d’intorno che non ad arrancare sul pietrisco. In men che non si dica siamo davanti al rifugio Antermoia, solo pochi metri ci separano dall’agognato lago.
“Eccolo!”
“………”
“Ehi! Ma c’è un sacco di gente!”
Fare delle foto non sarà semplicissimo, ma che gusto ci sarebbe se lo fosse? Nel frattempo il mio occhio viene rapito dalla vista del ghiacciaio: voglio andare immediatamente lì, voglio trasformarmi nello scimmione di Kubrick.
Altre cose utili da sapere sul lago di Antermoia
Il lago di Antermoia è il lago più bello delle dolomiti?
Difficile da dire. Di sicuro è stato uno dei laghi più belli della nostra dieci giorni tra Trentino, Alto Adige e capatine in Veneto.
E di laghi belli ne abbiamo visti, eh! Tanto che stilare una top ten è stato complicatissimo: a un certo punto volevamo dare un primo posto ‘ex aequo‘ ad almeno 3 laghi! Alla fine ha vinto lui, il lago di Antermoia, essenzialmente per questi tre motivi:
- Per raggiungerlo bisogna faticare un po’, non troppo ma quanto basta per rendere l’impresa e la vista ancora più appagante
- Il lago è lambito da un ghiacciaio che, ok, non sarà il Perito Moreno, ma regala ancor più fascino alla vista (rileggi l’introduzione se hai ancora qualche dubbio)
- Più passi il tempo a guardare il lago di Antermoia più questo si cambia d’abito, mescola i riflessi e i colori, ti procura vertigini continue. Una sensazione strana che però rimane attaccata alla retina e non ti lascia più
Dove si trova il lago di Antermoia
Il lago d’Antermoia si trova in Trentino, sospeso a 2.500 metri di altitudine tra le cime delle dolomiti del Catinaccio, in Val di Fassa. Eccolo visto dal satellite in Google Maps ed è già bello:
Cos’è e come si è formato il lago di Antermoia
Non devo spiegare cos’è un lago, vero? Magari però qualcuno è curioso di sapere che tipo di lago sia quello di Antermoia. Si tratta di un lago glaciale.
“Beh, certo!”, diranno quelli di voi che vorrebbero insignirmi del prestigioso premio “Graziarca’ 2020”.
A beneficio di coloro che invece sono rimasti con il punto interrogativo stampato sul viso, sappiate che un lago glaciale si forma nel corso dei secoli a causa del lento movimento del ghiacciaio che (per gravità) si sposta dalle cime della montagna verso valle.
Il processo viene detto di “esarazione” (un bel termine da usare per fare colpo durante il pranzo al rifugio con gli amici, tra una polenta e l’altra) e consiste nell’abrasione del suolo dovuta ai ciottoli e ai frammenti di roccia incastrati nella massa del ghiaccio in movimento e all’asportazione di interi blocchi rocciosi causata dalla spinta stessa dell’enorme massa del ghiacciaio (enorme in passato, ovviamente. E qui parliamo di almeno 20.000 anni fa, durante la glaciazione del Würm).
Bene, per farla breve, l’esarazione forma una specie di conca e lo scioglimento del ghiacciaio la riempie d’acqua: un processo così semplice da spiegare può generare una meraviglia come il lago di Antermoia, non è fantastico?
Alla prossima!
Federico
Vuoi conoscere altri laghi in zona? Leggi questi altri articoli:
Escursione indimenticabile al Lago di Sorapis, uno dei più belli delle Dolomiti
8 Laghi del Trentino Alto Adige da vedere assolutamente (+ 2 veneti)
Articolo stupendo! Grazie!
Grazie mille Vanessa!