Continua il nostro viaggio alla scoperta della street art a Roma. Stavolta, in un caldo e assolato pomeriggio di marzo, uno di quelli che ti fa ringraziare di vivere nella Capitale, siamo andati a fare un giro nel quartiere Quadraro. Qui negli ultimi 10 anni ha preso vita MURo, un progetto di arte urbana, un ‘museo diffuso’ e all’aria aperta, strettamente legato con la storia di questa parte poco turistica della città.
Indice
- ‘Brevissima’ storia del Quadraro
- Il progetto dietro ai murales del Quadraro
- I murales del Quadraro
- Nido di Vespe – Lucamaleonte
- The Buckingham Warrior – Gary Baseman
- Art pollinates Quadraro – Diavù
- Senza titolo – Dilkabear & Paolo Petrangeli
- Molti amici Molto Amore – Omino 71
- Senza titolo – Gio Pistone
- Il RisucchiAttore – Mr Thoms
- La Fenice – Alessandro Sardella
- Street art – Jim Avignon (Grandma)
- Senza titolo – Beau Stanton
- Senza titolo – Ron English
- Senza titolo – Nicola Alessandrini, Lisa Gelli & Diavù
- Come arrivare al Quadraro
‘Brevissima’ storia del Quadraro
Il Quadraro è un quartiere della periferia Sud-Est di Roma, tra la via Tuscolana, la via Casilina e Centocelle. Che poi ormai non è nemmeno più tanto periferia. Quando i miei nonni vennero ad abitare da queste parti, dopo la Guerra, intorno era tutta campagna nel vero senso della parola. Ma da anni ormai praticamente è tutto edificato fino ai Castelli romani (ovvero ben oltre il Grande Raccordo Anulare).
Il Quadraro per come lo conosciamo oggi ”risale” agli anni ’20 e ’30 e a una progettazione urbanistica che prevedeva villini di due massimo tre piani, in mezzo a molto verde. Conobbe poi una crescita molto forte in epoca fascista perché il regime lo considerò strategico per lo sviluppo verso i Castelli romani, e poi perché molti attori e registi venivano a mangiare qui nelle osterie dai vicini studi di Cinecittà.
Ma la storia del Quadraro è legata a doppio filo all’occupazione nazista. Per i tedeschi era un territorio chiave, perché i convogli che portavano munizioni e rifornimenti ai soldati sulla linea Gustav passavano per la vicina Casilina.
Il Quadraro però, quartiere povero, operaio, comunista, fu sempre ostile al nazifascimo. Il popolo aiutava attivamente i partigiani e ne copriva la fuga, collaborava con la resistenza, nascondeva disertori. Tanto che il comandante della Gestapo a Roma, Kappler, quello dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, lo definì un ”nido di vespe”.
Nel tentativo quindi di punirlo e fiaccarlo, il Quadraro fu teatro di un vero e proprio rastrellamento. Il 17 aprile 1944, 900 uomini vennero presi e deportati in Germania. Solo la metà di loro tornò.
Verso la fine della guerra il quartiere divenne rifugio di sfollati, con una proliferazione incontrollata, casuale e senza troppi criteri, di altre case e casette. Acquisì così il suo aspetto di ‘borgata’, e tutt’oggi è una specie di ‘paese nella città’, in netto contrasto col caos e i palazzoni anonimi di via Tuscolana.
Il progetto dietro ai murales del Quadraro
Il racconto dell’animo indomito, ribelle, libero del Quadraro prende forma e colore sui suoi muri grazie a un progetto di street art nato nel 2010 ad opera dell’artista David ‘Diavù’ Vecchiato: MURo, Museo di Urban Art di Roma. Memoria e identità del territorio si sono fusi insieme fin dall’inizio, perché questo museo ‘diffuso’ è sia site specific, ovvero pensato ad hoc per il quartiere, sia community specific, ovvero ha coinvolto chi il quartiere lo abita.
Le opere infatti, tutte create appositamente e legate strettamente alla storia di queste vie, sono state discusse con i comitati e mai imposte dall’alto. L’obiettivo era ed è quello di avviare un ‘rinascimento‘ del quartiere.
Ciononostante, non si può dire che tutti abbiano colto lo spirito. Negli ultimissimi anni anzi ci sono state varie azioni contro il progetto. Vandaliche, come scritte e deturpazioni dei murales, e fisiche con aggressioni agli artisti e alle guide dell’associazione culturale MURo che organizzano dei tour per far conoscere le opere e il loro significato. Ragione per la quale i tour ora si svolgono solo nel vicino quartiere di Tor Pignattara.
La questione è molto complessa e non può essere affrontata qui. Di base l’accusa è che la street art porti a una riqualificazione che sa di ‘borghese’, di ‘cultura’, e che in defintiva porti alla gentrificazione del quartiere. Che sarebbe quando un’area popolare, degradata e dimenticata da tutti, magari anche malfamata, a un certo punto viene riqualificata e attira artisti, localetti, attività commerciali. I prezzi delle case salgono e diventano inaccessibili per i vecchi residenti, che si ritrovano costretti a spostarsi altrove, dove la vita costa di meno. La zona si trasforma così in una zona di pregio abitata da benestanti.
A occhio la situazione al Quadraro e me sembra la stessa di anni fa, nel bene e nel male: un piccolo paese, ora anche multietnico, abbandonato dalla politica, una specie di isola ancora molto popolare e abbastanza degradata. Insomma non mi sembra che la gentrificazione sia in atto, ma non ci vivo per cui non posso davvero dirlo, mentre posso osservare che i prezzi delle case stanno sicuramente salendo.
Se però la vandalizzazione dei murales può essere accettata come possibilità nella vita di un’opera all’aperto, esposta alle intemperie e ai detrattori (e agli ignoranti), nulla comunque giustifica la violenza fisica come è capitato ai ragazzi di MURo. Forse una maggiore educazione alla cultura e al bello potrebbe far comprendere meglio lo spirito di queste iniziative.
Ecco perché vorrei proporre qui le parole con cui Diavù spiega l’intento suo e dell’associazione MURo:
“Ho immaginato di dipingere le pareti di questo quartiere, di chiamare altri amici, noti artisti di tutto il mondo, a lavorare con me per renderlo un luogo che racconti se stesso anche attraverso l’arte visiva, magari in futuro una meta turistica, un’oasi di cultura contemporanea. Questo perché la cultura le salva le persone, e se si può usufruire di cultura senza spendere un’euro si salvano pure gratis”.
I murales del Quadraro
Ma veniamo alle opere. O almeno alla maggior parte di esse. Alcune infatti, come ‘Zelda Bomba’, sono state evidentemente ricoperte. Un utilissimo punto di partenza è la mappa, con l’indicazione dei murales e di dove puoi trovarli, che puoi scaricare dal sito di MURo. Si parte a pochi metri dalla fermata della metro Porta Furba.
Nido di Vespe – Lucamaleonte
L’opera fa riferimento al nomignolo dispregiativo che i nazisti diedero al quartiere, e l’orgoglio invece dei cittadini, che resistettero strenuamente e seppero anche risollevarsi. 7 vespe sono disegnate sul lungo muro in Via del Monte del Grano, per ricordare i 70 anni dal rastrellamento del Quadraro (l’infame Operazione balena) e celebrare la fedeltà alla libertà e ai propri valori dimostrati da questo ‘covo’: ‘You are now entering free Quadraro‘. La scritta era già presente sul muro ed è stata ‘incorporata’ nel murale.
The Buckingham Warrior – Gary Baseman
Anche quest’opera ricorda il rastrellamento del 1944. Baseman, con uno stile fumettistico, rappresenta un soldato con una testa di partigiano in mano. Il guerriero si trova in un bosco polacco, dove ci si nascondeva dai nazisti, raffigurati come diavoli. Da notare le tre figure minacciate dal regime dispotico: Veritas, con un occhio solo perché la verità ha un solo punto di vista. Fides, che ha la testa mozzata a simboleggiare la sfiducia verso i governanti. Libertas, il valore più importante nella vita quotidiana.
Art pollinates Quadraro – Diavù
‘L’arte feconda il Quadraro‘: il murale di Diavù, un enorme ovulo cartoon attorniato da spermatozoi altrettanto cartoon e ansiosi di generare nuova vita e creatività, è un po’ il manifesto di tutto il progetto MURo.
Senza titolo – Dilkabear & Paolo Petrangeli
Una bambina con un’espressione enigmatica gira un carillon o un marchingegno strano, ed ecco che un turbine di bulloni e viti entra nella sua grossa testa. Ma grazie alla fantasia, i grigi meccanismi escono dall’altra parte sotto forma di robot-balena o robottini extra-terrestri, in un vortice di coriandoli e fiori colorati. Il potere della creatività può trasformare il mondo. Ma naturalmente si può leggere anche in senso inverso… tutto sta a come vogliamo vedere le cose.
Molti amici Molto Amore – Omino 71
Coloratissimi personaggi dei fumetti e dei cartoon – ci sono praticamente tutti! – tengono in mano ognuno una lettera, che va a comporre la scritta ‘Molti amici molto amore‘, un bellissimo messaggio di fratellanza.
Senza titolo – Gio Pistone
Il murale di Gio Pistone ha risentito parecchio del tempo passato e degli atti vandalici. È praticamente coperto di scritte di insulti contro la ‘classe creativa’ e gli hipster (…). Ironico e un po’ triste che l’artista abbia invece rappresentato un ‘Guardiano del tunnel‘, che ci acccompagna e ci protegge mentre entriamo in una zona buia (ora rifugio dei senza tetto), paurosa e piena di rifiuti. L’opera è un inno “Ai pensieri liberi dalle paure, agli amori volanti nel passaggio tra due tempi“.
Il RisucchiAttore – Mr Thoms
Dall’altro lato del tunnel del Quadraro c’è il RisucchiAttore: una sorta di buco nero che risucchia tutto, come una specie di spazzino, e contemporaneamente conduce al mondo dei murales e in generale alla dimensione della street art.
La Fenice – Alessandro Sardella
La carrozzeria Longarini è diventata ‘tela’ e supporto per l’opera di Alessandro Sardella. 40 mq di superficie dipinta con i suioi tipici colori super saturi e segni arcaici, un lavoro che l’artista ha definito composizione astratta simbolico segnica. Ora: non so se lo vedrebbe come un complimento, ma è molto instagrammabile.
Street art – Jim Avignon (Grandma)
Questa è una delle opere che mi sono piaciute di più qui al Quadraro. Elvire, la modella preferita da Modigliani, è raffigurata sul muro del bistrot GrandMa proprio nello stile del grande pittore. Il nudo è percorso da strade: è la street art che rappresenta se stessa ma anche il simbolo della strada che il quartiere deve ancora percorrere.
Senza titolo – Beau Stanton
Uno dei murales più belli del quartiere ha trovato casa su un vecchio muro arancione tutto rovinato e dove qualcuno ha scritto molto tempo fa ‘Quadraro nel còre‘. Incorporando questo slancio poetico, Beau Stanton si è rifatto al vissuto dei luoghi e ha creato un’opera avvolgente che lascia un segno profondo. Ha raffigurato un albero con le sue radici, ovvero il Quadraro stesso, che sembra nascere da un teschio, ovvero la violenza dei nazisti. Vita e morte sono strettamente intrecciate ma la prima trionfa sempre.
Senza titolo – Ron English
L’artista riprende i suoi personggi tipici, The temper Tot e Mouse Mask Murphy, e realizza un’opera sorprendente. In Baby Hulk il Quadraro è il bambino che cresce e si rafforza nonostante la violenza del nazismo, simboleggiato dal topo con la maschera antigas. Anche se smorzato dal tempo, il murale ha un incredibile effetto 3D e sembra veramente che le due figure escano dal muro! Non siamo alla street art anamorfica, ma l’effetto lascia a bocca aperta.
Senza titolo – Nicola Alessandrini, Lisa Gelli & Diavù
Sul lungo muro, mezzo nascosto dagli autobus che in piazza dei Tribuni fanno capolinea, spunta un magnifico murale che ricorda un po’ un tatuaggio e un po’ le processioni tipiche dei vasi greci. Protagonista un serpente, che rappresenta il potere. Un capocondottiero e altre figure lo guidano verso un topo, il cibo, la preda, ovvero la parte più debole che viene sopraffatta. I volti lungo il corpo del rettile, che assomigliano all’uomo delle nevi, sono stati realizzati da Diavù.
Come arrivare al Quadraro
- In metro. La fermata giusta, comodissima, è Porta Furba Quadraro (metro A).
- In macchina. Ovviamente dipende da dove arrivi: dal centro, devi raggiungere la Tuscolana (che inizia in zona Re di Roma) e prendere la direzione verso ”fuori Roma”. Scesa la ‘Salita del Quadraro’ (sembra un gioco di parole) ti trovi il quartiere sulla sinistra.
Se vieni dal raccordo devi prendere l’uscita 21 Tuscolano verso il Centro e percorrere la Tuscolana fino alla Salita del Quadraro. Il quartiere si sviluppa sulla destra e ai piedi della salita che perciò non devi imboccare: gira per via dei Lentuli).
In poche parole, imposta il navigatore per via dei Lentuli che fai prima!
In ogni caso segui il mio consiglio: Enter free Quadraro!
Bonus
Come prima cosa ti consigliamo le 5 migliori attività (e non solo) da fare a Roma
E se poi non ti basta – e non ti basta mica! – , a Roma c’è tanta altra street art. Eccoti qui alcuni suggerimenti imperdibili:
Street art a ritmo di… SanBa! La trovi a Roma al quartiere San Basilio
Guida agli incredibili murales di Tor Marancia, la ‘Shanghai’ di Roma
Complimenti per il post. Un contenuto ricco di informazioni che illustrano le fantastiche opere del Quadraro. Adoro la stret art e spesso giro nei quartieri, non solo della Capitale, per scovare nuove realizzazioni
Grazie mille per l’apprezzamento Falupe, è bello condividere delle passioni! Abbiamo scoperto che a Roma c’è tanta street art e ci fa piacere farla conoscere, c’è davvero un mondo dietro! Quanto prima faremo dei pezzi anche su Ostiense e il Trullo, dove pure ci sono opere interessantissime. Ma ormai ovunque anche noi ci buttiamo sempre un occhio. A presto! Simona
il titolo esatto del murale di omino71 è “Molti Amici Molto Amore” 😉
E meno male che ci siamo messi a leggere la scritta 😄! Grazie per la precisazione, lo correggo subito!