Dici Palestrina e subito pensi a Giovanni Pierluigi, ai sui madrigali e ai suoi mottetti. O forse no, e può andar bene così, specie se sei entrato in città sparando gli Opeth a tutto volume dallo stereo della macchina.
E allora, per redimerci agli occhi del grande musicista, inizierò questa breve guida alla città mettendo in sottofondo una delle sterminate produzioni del Maestro:
Indice
L’origine di Palestrina, tra ‘Beautiful’ e ‘Hostel’
Le origini di Palestrina, l’antica Praeneste, cittadina laziale in provincia di Roma, si perdono nella notte dei tempi: leggenda vuole che la città sia stata fondata da Telegono, il figlio che Ulisse ebbe dalla maga Circe, con buona pace di Penelope, a casa ad aspettarne il ritorno assieme al figlio Telemaco.
Stando alla Telogonia del Ciclo Troiano, alla morte di Ulisse, Circe sposò il figliastro Telemaco e Penelope sposò il figliastro Telegono… insomma, Ridge e Brooke in confronto sono dei pivellini.
Ah, tra parentesi: a uccidere Ulisse fu proprio Telegono, il quale doveva essere un appassionato ante litteram della saga di Hostel. O almeno lo era per Benoît de Sainte-Maure che così lo descrive durante il simpatico scempio di cadavere nel suo ‘Romanzo di Troia’ (1160-1170):
Ma questa è un’altra storia. Liberiamoci di Telegono e andiamo avanti con Palestrina.
Porta San Martino
La nostra visita a Palestrina ha inizio da Porta San Martino, o meglio dal comodo parcheggio gratuito lì accanto. Attraversato lo stretto perimetro della porta, se si ha la fortuna di non essere stesi da qualche auto in allegro movimento, si imbocca Corso Pierluigi da Palestrina e si comincia subito a subire il fascino della piccola cittadina di periferia, col selciato ben curato, i negozi discreti e quel gradevole brusio lungo le strade tipico dei borghi, specie la domenica mattina a messa appena conclusa.
Poi, d’improvviso, giunti nei pressi di parco Barberini, gli anni ’70 prendono il sopravvento sulle insegne dei negozi, regalando visioni nostalgiche di questo tipo:
La cattedrale di Sant’Agapito e l’ex Foro Preneste
Poco più avanti si trova il Duomo: la cattedrale è dedicata Sant’Agapito, decapitato il 18 agosto del 274 a Palestrina, all’età di 15 anni, sotto l’imperatore Aureliano. La raffigurazione del martirio ad opera del pittore Carlo Saraceni è visibile nella cappella terminale della navata di destra.
La chiesa ha origini antiche e sorge là dove un tempo si trovava il tempio pagano dedicato a Giove Imperatore. Alcuni resti dell’antico Foro Preneste sono visibili sia di fianco alla chiesa, in Piazza Regina Margherita:
sia nelle mura del Municipio, che inglobano colonne e capitelli d’epoca romana:
Al centro della piazza, là dove sorgeva l’antico Foro Preneste, domina la scena l’imponente statua della rock star cinquecentesca: Giovanni Pierluigi da (ma và?) Palestrina.
La Porta del Sole
Proseguendo lungo via Petrimi si giunge al secondo punto d’accesso alla cittadina, Porta del Sole, una porta seicentesca fregiata dello stemma dei Barberini, famiglia che in questi luoghi ha imperversato a partire dal XVII secolo
Palestrina e il tempio della Fortuna Primigenia
Ma la fortuna di Palestrina è la Fortuna. E se anche la battuta vi ha fatto ridere poco, uno dei motivi per cui dovreste pianificare una gita fuori porta (se siete di Roma o dintorni), prendere la macchina e recarvi a Palestrina è proprio per visitare il Tempio della Fortuna Primigenia, un imponente complesso risalente al II secolo a.C.
Il Tempio (o Santuario, a seconda dell’umore…) rappresenta uno dei principali esempi di architettura scenografica italiana; la città di Palestrina è attualmente costruita tutta attorno al Tempio, a sua volta costituito da sei enormi terrazze, tutte di origine artificiale, collegate tra loro da scale e rampe decorate in stile pompeiano, impreziosite da incisioni votive e da esedre asimmetriche.
Al centro del Tempio sorgeva (e sorge ancora) una cavea semicircolare, ora inglobata all’interno di palazzo Barberini, edificato dalla famiglia dei Colonna nell’XI secolo sulla struttura circolare dell’antico santuario ellenistico
All’interno di Palazzo Barberini è il museo archeologico: non snobbatelo, è davvero molto interessante. Sia nel suo repertorio romano:
sia per lo splendido mosaico nilotico, del II secolo a.C. conservato al terzo piano, proveniente dall’Aula Absidata del foro della città. Il mosaico è una vera e propria cartografia dell’antico Egitto, dalle sorgenti del Nilo, in Etiopia, fino al suo delta. Condivide con il mosaico della Battaglia di Alessandro di Pompei il primato di più grande mosaico ellenistico mai ritrovato
Palestrina, 5 motivi per andare
Vogliamo ricapitolare quali sono i motivi per cui vi consigliamo di visitare Palestrina? Eccoli:
- La posizione defilata da Roma, per respirare un’atmosfera più rilassata rispetto al caos della metropoli
- La visita alla cattedrale di Sant’Agapito, per vedere come un tempio pagano può trasformarsi in luogo di culto cristiano (non che sia una novità, eh…)
- La statua di Pierluigi da Palestrina, per farsi intimorire dallo sguardo severo e ripromettere a sé stessi di ascoltare più musica del cinquecento
- La visita al Tempio della Fortuna Primigenia, per godere di un’eccezionale opera dell’ingegno umano nonché di uno splendido panorama. Senza dimenticare il museo archeologico!
- Il pranzo, generoso e a prezzi finalmente umani
Palestrina, informazioni utili
Il Tempio della Fortuna Primigenia e il museo archeologico
Il Museo Archeologico Nazionale Prenestino è aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 20.00.
L’area archeologica del Santuario della Fortuna primigenia, invece, chiude in orari differenti a seconda del periodo. Ecco il calendario:
- gennaio e febbraio: 9-16
- marzo: 9.00-17.00
- aprile: 9.00-18.00
- maggio: 9.00-18.30
- giugno-agosto: 9.00-19.00
- settembre: 9.00-17.30
- ottobre: 9.00-17.00
- novembre e dicembre: 9.00-16.00
Chiusura: il 1 gennaio, il 1 maggio e il 25 dicembre
Biglietto (Museo + Santuario): 5 euro; ridotto 2,50 euro
Museo Archeologico Nazionale Prenestino
Piazza della Cortina
00036 Palestrina (Rm)
tel. e fax +39 06 9538100
Dove mangiare
Noi siamo stati da Pomodoro e Basilico, un grazioso locale in via Anicia.
Abbiamo mangiato bene e speso molto meno di quanto avremmo speso per un analogo pranzo a Roma: sono le piccole gioie in più che regala la periferia. Noi abbiamo assaggiato degli gnocchi ai fiori di zucca, zafferano e speck; e una grigliata mista. Tutto buono
Insomma andate con fiducia, non rimarrete delusi.