Inizio con una premessa: seguire i travel blogger è molto utile. Ognuno, col proprio stile e soprattutto col proprio percorso di vita, fornisce suggestioni ed emozioni, informazioni e tanti tanti spunti. Che sia un viaggio importante o la gita di un giorno nella nostra bella Italia, il risultato è sempre una scoperta. Stavolta dobbiamo dire grazie alla blogger Eliana Belloni e al suo gecotravels per averci fatto scoprire una chicca come l’Eremo di San Michele Arcangelo sui Monti Aurunci, ”colpevolmente” perso nonostante anni di bazzicaggio in zona Circeo nel basso Lazio.
È davvero una chicca. Ci si arriva seguendo un percorso escursionistico che già di suo è un’esperienza. Il sentiero infatti si snoda tra i monti, spesso avvolti anche in estate in una nebbia misteriosa che a poco poco svela un paesaggio brullo, petroso e selvaggio di grande fascino. Un paesaggio intessuto di antichi monasteri e piccoli rifugi, di resti di vetuste città e di leggende mai dimenticate.
L’Eremo di San Michele Arcangelo è uno di questi gioielli. Incastonato nella roccia, avvolto dalle nebbie, ‘protetto’ dalle mucche che pascolano sulla stretta via d’accesso, è la magnifica ricompensa alla fatica fatta per raggiungerlo. Sì, per arrivare un po’ di fatica la si fa: d’altronde, è un eremo!
Indice
I sentieri per l’Eremo di San Michele Arcangelo
Noi ci siamo arrivati in modo un po’ strano, in pratica dal versante Nord del Monte Altino, dal sentiero che parte dall’area pic nic La Valliera. La via più seguita però è quella che parte dal Rifugio Pornito. Ma muoverci diciamo pure a casaccio dall’altro lato del monte ci ha regalato la sorpresa di attraversare una faggeta.
Una delle peculiarità del parco infatti è questa differenza tra i versanti che danno sul mare, brulli e nebbiosi o viceversa completamente assolati, e i versanti interni, boscosi e freschi. Ovviamente amando i boschi ne abbiamo approfittato per fare del forest bathing! Poi, arrivati all’area pic nic, abbiamo girato per il sentiero diretto alla Cima del Redentore, e tutto è cambiato.
Siamo entrati in un’altra dimensione, in un mondo privo del tempo, brullo e scoceso, scarno. La nebbia nascondeva e poi svelava, e il gioco di non vedo-poi vedo ci ha portato in un mondo onirico ed etereo. Ci siamo sentiti un puntino in comunione con la natura. A riportarci alla realtà ci hanno pensato i nostri muscoli: il percorso non è complicato ma occorre un po’ di allenamento visto che stai pur sempre salendo lungo un monte…
La Cima del Redentore
Passo dopo passo a un certo punto abbiamo intravisto la Cima del Redentore, e con un ultimo sforzo siamo saliti su su. Da lì il panorama deve essere bellissimo, sulla pianura pontina e sul mare sconfinato. Lo immagino, perché a fine settembre la nebbia persisteva e il colpo d’occhio si poteva solo intuire. Ma basta cercare in rete qualche foto scattata col Sole per rendersi conto dell’ampiezza della visuale, talmente ampia che è possibile vedere anche Ischia e Capri, oltre a Gaeta e al Vesuvio.
La Cima si trova a 1252 m s.l.m. e in pratica è una specie di ”cocuzzolo” del Monte Altino (il quale misura 1367 m s.l.m.) su cui è stata costruita una cappelletta sul cui tetto hanno piazzato la statua in bronzo del Redentore.
Dopo una breve sosta, ci siamo guardati attorno e la domanda è sorta spontanea: sì ma l’Eremo dove sta? Eravamo venuti per quello in fondo!
L’Eremo di San Michele Arcangelo
In pratica scesi dalla Cima del Redentore abbiamo preso tutto a sinistra per il sentiero scoceso e petroso molto simpatico da fare poi in salita, e in una decina di minuti siamo arrivati a una curva con una staccionata e delle mucche. Ebbene, il santuario è proprio lì. Ovviamente per chi viene dal Rifugio Pornito vale l’inverso: si incontra prima l’Eremo e poi si sale ancora per il Redentore, che appare sulla destra.
Con una certa nonchalance siamo passati vicino agli animali, evidentemente abituati alla presenza umana, imperturbabili ma pur sempre incuriositi, e finalmente abbiamo scorto l’Eremo. È realmente incastonato nella roccia!
La chiesetta originaria risale addirittura all’830 ed è dedicata per l’appunto a San Michele Arcangelo. Danneggiata nei secoli dagli agenti naturali, tornò a nuova vita a fine ‘800 grazie ai lavori commissionati dall’arcivescovo Francesco Niola.
L’attuale chiesa è ospitata nella grotta naturale celata dalla facciata in pietra. In una nicchia scavata nella roccia della parete di fondo si trova alloggiata la statua di San Michele, che a quanto si dice ci teneva moltissimo a stare lì. Secondo la leggenda infatti fu la statua stessa ad imporre il luogo in cui il Santo doveva essere venerato.
La leggenda della statua di San Michele Arcangelo
In origine la statua si trovava in una grotta lungo il litorale di Gianola e da qui le toccava sorbirsi il linguaggio da marinai dei marinai del luogo. Ergo, riparò (da sola, pare) sul vicino monte Sant’Angelo nel territorio di Spigno Saturnia ma da qui continuava a vedere gli sboccati lupi di mare e allora si spostò sul Monte Altino. Gli abitanti di Spigno provarono a riportarla giù ma la statua testarda non ne voleva sapere, tornava sempre sul monte Altino, nel territorio di Maranola, e alla fine l’ebbe vinta: nel punto indicato venne costruita una cappella.
Il 5 agosto 1895 venne invece inaugurato l’Eremo che vediamo oggi. Tale data è riportata, assieme a quella del primo santuario (830), sopra la porta che si apre nella bellissima facciata della chiesetta, in stile neogotico e impreziosita da un rosone.
Ogni anno, San Michele Arcangelo è protagonista di due processioni. L’ultima domenica di giugno, infatti, la statua del santo viene trasportata a braccia dagli abitanti di Maranola su su per il monte in modo che da lì protegga, per tutta l’estate, le attività legate alla pastorizia.
Poi, il 29 settembre, data in cui si festeggia San Michele Arcangelo (ma va? Che coincidenza!), un corteo di fedeli la riporta nella sua sede ‘invernale’, la chiesa dell’Annunziata.
Interessante, no? Consiglio una visita di questo parco agli appassionati di trekking ma anche a chi voglia fare semplicemente una gita. I percorsi sono tanti, le sorprese e le cose da vedere pure. E ogni stagione regala un’esperienza diversa.
Info
Dal borgo di Maranola (Formia) si può raggiungere in macchina il Rifugio Pornito e da lì seguire a piedi il percorso escursionistico 960 che porta prima all’Eremo di San Michele Arcangelo e poi alla Cima del Redentore. Il percorso è molto bello e al ritorno ci si può riposare un po’ al rifugio, cosa da non trascurare! Tendenzialmente vi consiglio di partire da qua.
Altrimenti si puo’ proseguire sulla strada sterrata fino a giungere al versante settentrionale del Monte Altino. Sottolineo che la strada è sterrata e in alcuni punti non agevole. Ammetto che a me fare le strade sterrate con la city car provoca sempre ansia e che qualche macchina l’ho vista salire e scendere senza grandi problemi… ma valutate voi se impelagarvi.
Dall’aera pic nic La Valliera si seguono le indicazioni per il sentiero che porta al Redentore. Una volta ai piedi del cocuzzolo, per arrivare all’Eremo si prende il sentiero che scende sulla destra e in una decina di minuti si arriva.
Tempi e difficoltà dei sentieri
I tempi: noi ci abbiamo messo quasi due ore ad andare e un po’ di meno a tornare, compresa però la passeggiata nella faggeta e calcolando che ovviamente ci si ferma spesso a fare foto! Il percorso dal Pornito è diverso, la descrizione tecnica è sul sito del parco.
Quanto alla difficoltà, il sentiero è classificato E*. A noi non è sembrato complicato o particolarmente pesante ma è sempre importante valutare bene il proprio stato di allenamento. Il consiglio è soprattutto di portarvi dell’acqua perché non bere per 3-4 o più ore attive non è il massimo. D’estate, poi, il percorso dal Pornito è completamente al Sole perciò bevete e proteggetevi!
Ogni informazione, compresa la mappa del comprensorio, la trovate sul sito del Parco Naturale dei Monti Aurunci.
E |
Sentiero escursionistico |
escursionismo che si svolge su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie…) e che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli vicine; sono generalmente segnalati con vernice od ometti; è richiesto un discreto allenamento fisico e capacità di orientamento. |
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