“Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, me ne andai ad Abbadia San Salvatore e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”
Adattiamo un notissimo dialogo di un film di Carlo Verdone per introdurre questo post. Perché in effetti la cosa è andata più o meno così: “un bel giorno“, appunto, abbiamo deciso che fosse giunto il momento di andare a vedere da vicino i bagni liberi di Bagni San Filippo e la sua famosa balena bianca, e così “senza dire niente a nessuno” abbiamo programmato un weekend ‘on the road’ per visitare quella parte di Val d’Orcia che ci ha sempre affascinato e che avevamo in parte già lambito percorrendo la via Lauretana nei pressi di Asciano.
Abbiamo scelto di soggiornare ad Abbadia San Salvatore e mai scelta fu più azzeccata in quanto a logistica: da qui infatti ci siamo mossi per visitare Bagni San Filippo, il Monte Amiata, San Quirico d’Orcia e Bagno Vignoni. Non ci siamo imbarcati “su un cargo battente bandiera liberiana” ma mai dire mai, in futuro chissà.
Ora però partiamo dall’inizio e vediamo perché Abbadia San Salvatore merita un post tutto suo.
Indice
Breve introduzione ad Abbadia San Salvatore
Abbadia San Salvatore sorge sulle pendici orientali del Monte Amiata, su una piana alla base dell’antico vulcano. Da qui si gode di un’eccezionale vista sulla Val d’Orcia, in particolare dalla terrazza che si trova sul retro dell’Abbazia e di cui parleremo più avanti.
Abbadia San Salvatore è una cittadina e un borgo allo stesso tempo. Una cittadina moderna, perché gran parte dell’abitato si è sviluppato al di fuori delle antiche mura medioevali con tutte le caratteritiche (nel bene e nel male) di un agglomerato moderno; ma anche un borgo, perché il nucleo storico conserva ancora il carattere chiuso e raccolto di “terra murata”, sebbene le antiche mura non siano più visibili.
Inutile sottolineare che la parte più affascinante è il borgo, con i suoi vicoli stretti tra case in pietra e portoni con decorazioni medievali. Passeggiare nel borgo di notte regala suggestioni notevoli e non è difficile lasciarsi andare a scene come questa:
Proprio tra le vie del borgo, a Natale, vengono accese le Fiaccole, grandi cataste di legna che bruciano per tutta la notte del 24 dicembre, attorno alle quali la gente si riunisce per bere e cantare. Una tradizione che sembra risalire a ben prima dell’anno Mille.
Cosa vedere nel borgo di Abbadia San Salvatore
In prossimità del borgo sorge l’Abbazia di San Salvatore: vi si accede da piazza XX Settembre attraversando, guarda caso, Porta dell’Abbazia. L’Abbazia comprende la chiesa, la cripta, il chiostro e qualche edificio, ampiamente rimaneggiato, dell’antico complesso che costituiva il monastero. Ma dell’Abbazia di San Salvatore parleremo diffusamente più avanti.
Percorrendo via Filippo Neri, la via principale del borgo, e deviando poi a sinistra in via Santa Maria si giunge all’ex chiesa di Santa Maria, che presenta una deliziosa facciata rinascimentale.
Svoltando invece a destra, in via Cernaia, si raggiunge piazza Carducci e la chiesa di Santa Croce, di origine romaniche ma quasi completamente ricostruita alla fine del 1700: tuttavia sulla facciata sono ancora visibili alcuni frammenti decorativi della costruzione primitiva. Sempre in piazza Carducci è visibile il quattrocentesco ex Palazzo comunale e la sua (bassa) torre.
Da piazza Carducci proseguendo per via Pinelli e poi in via Carlo Alberto si arriva poi alla chiesa di San Leonardo o della Misericordia, una chiesa gotica con un bel portale ogivale.
L’abbazia di Abbadia San Salvatore
Ma la vera ‘star’ di Abbadia San Salvatore è l’Abbazia.
La tradizione vuole che il complesso benedettino, attestato dal 762, sia stato fondato dal duca Ratchis (o Rachisio, all’italiana), re dei Longobardi e re d’Italia dal 744 al 749 e, dopo una parentesi di regno del fratello Astolfo, dal 756 al 757.

Secondo la leggenda Rachisio vide apparire nientemeno che la Trinità al di sopra di un abete bianco e decise, a seguito di questo segno divino, di fondare una chiesa proprio in quel punto.
La storia così narrata si può ammirare anche all’interno della chiesa negli affreschi seicenteschi opera di Francesco Nasini. La chiesa, risalente al 1035, presenta una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni, quello di destra incompiuto e l’altro merlato.
L’aspetto attuale è in parte il risultato di restauri recenti, avvenuti attorno al 1930. L’interno della chiesa, a croce latina, conserva un Crocifisso ligneo policromato della fine del XII secolo, e i dipinti di Francesco Nasini sulla Leggenda del duca Ratchis (1652-1653) e sul Martirio di San Bartolomeo (1694)

La cripta dell’Abbadia
Ma la cosa davvero degna di nota è la cripta. Attenzione a non perdervela! Noi stavamo per farlo quando una donna del luogo ci ha preso metaforicamente per le orecchie e ci ha bonariamente (ma neanche tanto) fatto notare che stavamo perdendo il pezzo migliore della collezione! Grazie signora burbera, la ricorderemo per sempre!
La cripta, dunque: è caratterizzata dalla presenza di 35 colonne (di cui 24 originali) ognuna diversa dall’altra: alcune cilindriche, altre scanalate, altre con ornamenti vari. E sopra le colonne 35 capitelli, anche questi tutti differenti: prevalgono quelli a forma di calice e di paniere, molti riportano foglie di palma o di loto, alcuni hanno scolpite figure zoomorfe, storiche e simboliche. A sovrastare il tutto le volte a crociera, che insieme agli archi formano il soffitto di questa primitiva chiesa. Davvero affascinante.
Per chi fosse interessato, una descrizione minuziosa dei capitelli è riportata nelle pagine del sito dell’Abbazia di San Salvatore
Il Codex Amiatinus
L’Abbazia di San Salvatore ha gelosamente conservato per quasi mille anni il Codex Amiatinus, la più antica copia manoscritta della Bibbia (nella versione latina redatta da San Girolamo). È ritenuta la versione più fedele della Bibbia originale, tanto che una copia del Codex Amiatinus è tutt’oggi la Bibbia personale del Papa. Composta di 1030 carte membranacee, misura 540 x 345 x 253 millimetri e pesa circa 50 chili: e io che mi lamentavo delle dimensioni e del peso di Infinite Jest di D.F. Wallace!
Quando nel 1786 l’abbazia di San Salvatore fu soppressa (e la chiesa ridotta a parrocchiale) per ordine del granduca Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, il Codex Amiatinus fu trasferito presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, dove è custodito tutt’oggi. Nel museo dell’Abbazia è invece visibile una copia fotostatica dell’originale.
Il chiostro e la terrazza
Dopo la visita alla chiesa e alla cripta non dimenticate di dare un’occhiata al vicino chiostro, dal quale dovrete comunque passare se volete fare una visita anche al Museo dell’Abbazia.

E superato il chiostro godetevi la vista della Val d’Orcia dalla terrazza: un panorama unico e bellissimo!