Seo: search engine optimization. Un acronimo che sta distuggendo la scrittura sul web. Se non l’avete già fatto fateci caso: giornali on line e blog scrivono tutti allo stesso modo, chi più chi meno. Funziona così (per farla molto breve): identifichi una parola chiave e la ripeti all’infinito. Le chiamano “tecniche SEO”.
Ma andiamo con calma, vi spiego tutto dall’inizio per poi esplodere nel finale.
Indice
Tecniche SEO, un esempio pratico
Inizio con un esempio pratico: avete appena aperto il vostro blog (di viaggio, come questo che state leggendo, oppure di cucina, di tecnologia, di moda o quello che sia) e naturalmente desiderate ardentemente che quanto scrivete sia letto da più persone possibile.
Avete sentito dire, o avete letto da qualche parte, che “i contenuti del blog devono essere scritti rispettando determinate tecniche SEO“. A quel punto aprite Google e digitate “tecniche SEO” e Google, da bravo, vi proporrà una serie di link dove leggere i contenuti più pertinenti. Tra i quali, guarda caso, c’è questo post che state leggendo*. Perché?
* in realtà non lo credo affatto. Su Google ci sono decine di pagine indicizzate meglio per la keyword “tecniche SEO”. Ma non mi stupirei se a pochi mesi dalla pubblicazione di questo post lo ritrovassi in prima o seconda pagina…
Quali sono le tecniche SEO e come si usano
Il perché è evidente: ho individuato una parola chiave (“tecniche SEO“) e l’ho inserita in punti strategici del testo (titolo principale (h1), titolo secondario (h2), primo paragrafo) e poi l’ho “spruzzato” qua e la il più possibile, magari mettendolo anche nelle didascalie delle foto (sì l’ho fatto) e nel tag ‘alt’ (sì, ho fatto anche questo).
Questa è una delle principali techiche Seo (“uallà! un’altra volta!“) che ogni buon blogger deve utilizzare per sperare che il suo contenuto non venga stritolato dalle centinaia di altre produzioni sullo stesso tema sparse per il web e abbia qualche possibilità di scalare la classifica nel motore di ricerca per posizionarsi in prima pagina (meglio se tra i primi 3 risultati per una determinata keyword).
Perché la scrittura sul web sta morendo
Ed eccoci alla deflagrazione emotiva: tutto questo scrivere assecondando Google sta portando sul web centinaia di migliaia di contenuti standardizzati (quando va bene) e che nella forma sfiorano il ridicolo (ahimé, molto spesso).
Provo a spiegarlo con un altro esempio. Supponiamo che io abbia voglia di visitare Topolinia e che abbia a disposizione un solo giorno per farlo. Vado su Google e scrivo “Cosa vedere a Topolinia in un giorno“: bene, in prima pagina troverò, al 90%, articoli di questo tipo:
Cosa vedere a Topolinia in un giorno
Se sei capitato su questa pagina è perché stai cercando cosa vedere a Topolinia in un giorno! Bene sei sulla pagina giusta! Infatti qui ti dirò cosa vedere a Topolinia in un giorno, dove mangiare e dove dormire. Se hai più tempo a disposizione e cosa vedere a Topolinia in un giorno non ti basta, puoi andare sull’altro mio post “cosa vedere a Topolinia in due giorni“. Ma sono sicuro che se continuerai a leggere sarai soddisfatto di sapere cosa vedere a Topolinia in un giorno.
Cosa vedere a Topolinia in un giorno, la casa di Topolino
Sicuramente la prima cosa da vedere a Topolinia in un giorno è la casa di Topolino!Eccetera, eccetera, eccetera…
Ora, trovare cosa davvero interessa in questo tipo di scrittura da Google-idioti è difficilissimo. E volete davvero sapere qual è la cosa peggiore? Che molte volte la cosa interessante neanche c’è… Google mi mostra un articolo pieno zeppo di quella parola chiave e che la sua “Deficienza Artificiale” crede essere ricco di informazioni e invece mi ritrovo a leggere il nulla costruito tutto attorno ad una keyword! Una follia!
Una scelta obbligata, almeno per ora
D’altra parte cosa fare? Al momento l’unico modo per emergere nei risultati di ricerca è quello di spingere al massimo sull’acceleratore delle tecniche SEO. Ma è lecito chiedersi: cosa accadrà quanto tutti (ma davvero TUTTI) lo faranno? Il risultato sarà quello di avere tutti post identici, senza un minimo di stile o di personalizzazione, e ritrovarsi nella situazione pre-SEO: tutti sommersi l’uno dall’altro.
E’ la sindrome dell’evidenziatore giallo: se lo usi per sottolineare una frase in una pagina è un’operazione sicuramente utile. Ma se lo utilizzi su tutte le parole di una pagina ottieni lo stesso risultato di chi non ha evidenziato nulla.
Che fare?
E se invece per farci notare meglio tornassimo a scrivere come ci piace di più, utilizzando uno stile nostro, alto o basso che sia, ma personale e unico, smettendo di somministrare a tutti la stessa sbobba completamente evidenziata in giallo? Speranza vana, la mia…
Temo che per avere davvero una svolta dovremmo attendere l’evoluzione della “Deficenza Artificiale” in vera “Intelligenza Artificiale”: quando la macchina-Google comprenderà davvero il testo senza farsi abbagliare da dozzinali tecniche da rabdomante allora sì emergeranno davvero i contenuti migliori.
Ma fino ad allora, ahimé, continueremo a scrivere articoli secondo le più standardizzate e efficienti tecniche SEO (BINGO!)