Un po’ malinconiche e un po’ selvagge, le città fantasma hanno un fascino forse non per tutti ma di sicuro innegabile. Senza contare che spesso, per arrivarci, si vive una certa dose di avventura. Noi non siamo dei maniaci dei borghi abbandonati, ma l’aura dei tempi passati e delle vite vissute che emana dai mozziconi di torri, mura, palazzi e chiese, ci cattura nella sua rete quieta e inquieta. Perciò se ci capita non ci facciamo scappare l’occasione, come è successo con l’antica Monterano, ”nascosta” nel bel mezzo della Tuscia laziale.
Indice
Monterano la città fantasma storia brevissima
Don’t worry be tranquillo: niente dilungamenti storici, solo qualche cenno per inquadrare il territorio. E poi non sei curioso di sapere perché un borgo con ricche architetture e una fiorente attività di estrazione mineraria sia stato abbandonato?
Intanto, la zona dove sorge Monterano era abitata fin dall’età del Bronzo. Poi fu terra del misterioso popolo etrusco, che l’aveva consacrata a Manth (Mantus in latino), dio dell’oltretomba legato anche all’odierna Mantova (Mantua). Oscuro lui, oscuro il bosco che copriva le colline intorno che infatti era chiamato Silva Mantiana.
Monterano passò in seguito sotto il controllo romano e poi, tra il VI e VII secolo d.C., divenne sede episcopale. Nei secoli fu sballottata tra varie famiglie potenti: Anguillara, Colonna, Della Rovere, Orsini, Altieri. Furono questi ultimi a far realizzare alcune delle bellezze che oggi, anche se in rovina, possiamo ancora ammirare.
Il territorio insomma è ricco di storia e avvenimenti, fatto sta che la vecchia Monterano venne abbandonata alla fine del ‘700, in concomitanza con un’epidemia di malaria e con l’occupazione francese che aveva stabilito a Roma la Repubblica romana (1798). La lite tra Monterano e Tolfa per un carico di grano fu la scusa per i francesi per saccheggiare e dare fuoco all’abitato, ovverosia per punire l’ostilità popolare nei loro confronti.
Gli abitanti di Monterano si spostarono dunque nell’area dove intanto si andava sviluppando Canale Monterano e il borgo rimase nelle mani della natura, che come sappiamo non ci mette molto a riappropriarsi degli spazi.
Cosa rimane dell’antica Monterano
Il sentiero tra zolfo e bosco per Monterano
Per arrivare all’antica Monterano siamo passati per Canale Monterano: tramite via Solfatara abbiamo raggiunto la stradina che porta alle Cascate della Diosilla (di cui ti parlo dopo) dove c’è anche un parcheggio. Inizialmente avevamo seguito i cartelli per la Riserva di Monterano e il vecchio borgo, ma siamo finiti in una mulattiera sempre più dissestata. Abbiamo avuto pietà per la nostra city car Rossina (nome originale, lo so), che già sottoponiamo a tour de force pazzeschi, e siamo tornati indietro. L’abbiamo lasciata al parcheggio delle cascate e da lì abbiamo preso la strada per le rovine.
Dal parcheggio, sulla sinistra ci sono delle scalette per scendere alla cascata, da dove puoi anche proseguire per le rovine di Monterano attraverso il bosco seguendo la forra del fiume Bicione (Sentiero Rosso della Riserva di Monterano). L’anno scorso però sia i gradini sia il sentiero erano chiusi con un divieto d’accesso. Ragion per cui noi abbiamo preso l’ampio e comodo sentierone sulla destra, per il quale dopo non molto abbiamo raggiunto la Zolfatara.
Ok alle ore 12 (come nostro solito, un po’ incoscienti o forse molto ottimisti) il caldo di luglio picchiava forte sulle nostre testoline ma le solfatare hanno sempre un aria speciale, odorosa e pallidamente colorata. Banale dire che paiono luoghi di altri mondi ma è così. Sembrano una strana luna ribollente di polle cerulee, tra creta grigia, rocce giallo zolfo e acque ocra. Insomma una luna cinerina ma con una tavolozza pastello (e un sacco di alberi ahah).
Proseguendo in questa landa assolata e semideserta (ma con a lato il bel bosco) arriviamo a un cartello che ci indica di salire sulla destra per arrivare a Monterano vecchia.
Le prime rovine: l’acquedotto
Così ci inerpichiamo sulla collina tufacea, un percorso inizialmente abbastanza ripido ma tranquillo (forse era solo il caldo ad affaticarci). Passiamo di lato a una tagliata tufacea etrusca, il Cavone, che non si può percorrere causa frane. Dopo un po’ il sentiero si assesta in piano e andando avanti scorgiamo qualche indizio che manca poco: niente meno che un grandioso acquedotto a doppia arcata che sbuca tra le foglie.
L’acquedotto, del XVII secolo, è in ottimo stato grazie anche ad alcuni restaurari. Ricorda un po’ i quadri della campagna romana con rovine tanto cari ai vedutisti. Per esser precisi ai rovinisti. Per essere ancora più precisi, ai rovinisti romani. A me fa un po’ ridere questa definizione ma oggettivamente ci sta tutta: avrai visto anche tu più di un quadro che raffigura un paesaggio bucolico e antico con rovine suggestive su cui si avvolgono rami, fiori, edere, piante e foglie.
Ecco, la campagna romana si presta molto a questo tipo di immagini, fortemente evocative e piene di un significato che un po’ ci sfugge un po’ ce lo abbiamo sotto al naso: forse il passato come epoca d’oro di serenità e bellezza, forse la caducità delle cose.
Ma sto divagando.
Proseguiamo per il pianoro: la Chiesa simbolo del borgo fantasma
Lungo il sentiero scorgiamo le mura con le porte di accesso al borgo (la meglio conservata è Porta Cretella), visibili tra la vegetazione anche se quello che è rimasto non è tantissimo. In teoria si potrebbe anche salire da qui ma noi troviamo chiuso quindi proseguiamo per il sentiero che costeggia l’acquedotto.
Superato l’acquedotto una larga curvona a destra ci porta a una salitina e a una spianata magnifica che è anche un po’ l’immagine simbolo di Monterano. Si trovano qui infatti la superfotografata Chiesa con la fontana ottagonale. Che è una copia: l’originale è in Piazza del Municipio a Canale Monterano dove però, a mio modesto avviso, si banalizza un po’ nonostante la gradevolezza generale della location.
Sulla sinistra del pianoro si scorge l’edificio più suggestivo di Monterano: la Chiesa Convento di San Bonaventura. Non a caso a progettarlo fu Gian Lorenzo Bernini, proprio quello del colonnato di piazza San Pietro a Roma (ops, a Città del Vaticano). E del Baldacchino di San Pietro, oltre a tantissimo altro.
La Chiesa con annesso Convento, costruita tra il 1677 e il 1679, è elegante e baroccamente scenografica ancora oggi che ne è rimasto la facciata e qualche muro. Entrando al suo interno si rimane sorpresi di vedere che è stata colonizzata da un bellissimo fico, il Fico di San Bonaventura.
Alto 9 metri, con una chioma di 8 metri, da 200 anni è ormai l’unico ‘fedele’ sopravvissuto in quella che una volta era la navata. Ai lati, troviamo le rovine delle cappelle, mentre alle spalle quasi nulla rimane del grande chiostro su cui si affacciavano le celle dei monaci.
Il borgo: Palazzo Orsini-Altieri, la fontana del Bernini, la Chiesa di San Rocco, la Cattedrale di Santa Maria Assunta
Uscendo dalla chiesa e tagliando dritti la spianata raggiungiamo il borgo vero e proprio, dove ci sono le rovine del magnificente Palazzo Orsini-Altieri. In origine sorgeva qui la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che aveva murature e arredi addirittura di epoca carolingia. Nel XII secolo venne costruita un’alta torre quadrangolare che aveva funzioni difensive e, aggiunta dopo aggiunta, a fine ‘600 la fortezza venne trasformata in fastoso Palazzo ducale.
Ci mise le mani ancora il Bernini, che realizzò tra varie altre cose la fontana del leone sulla facciata che dà sulla Piazza Lunga. Protagonista della ‘fontana capricciosetta‘ è un leone che con una zampata alle rocce fa zampillare l’acqua. Anche il loggiato con 6 arcate che univa le due torri di sinistra e di destra è opera sua, a imitazione di vecchie rovine. Paradossale forse, dato che ora sono vere rovine, ma tutto torna.
Molto particolare è la Chiesa di San Rocco accanto al Palazzo. Anche qui in origine la navata era unica e c’erano due cappelle laterali, tuttavia questa chiesetta è molto intima e le rovine consentono scorci particolari del panorama e della natura che preme il vecchio borgo. Inoltre nasconde una storia curiosa: secondo le cronache del tempo infatti vi si diceva Messa solo il 16 agosto, giorno del Santo, mentre nel resto del tempo “serve a esercizio per atti indecenti e illeciti”.
Altra cosa interessante è che San Rocco è il protettore dei malati di peste e in generale dei viandanti e di chi in viaggio rischia qualche malattia. Buono a sapersi, per tutti noi viaggiatori: sappiamo chi pregare o con chi prendercela… Inoltre, quando abbiamo visitato Monterano eravamo ancora liberi e selvaggi ma mentre scrivo abbiamo da poco ‘festeggiato’ un anno di pandemia da covid. Forse dovremmo rivolgerci a San Rocco per uscirne?
Tornando indietro sulla Piazza Lunga notiamo, assediata dalla vegetazione, la Cattedrale di Santa Maria Assunta del XII secolo, o meglio ciò che ne rimane: il campanile alto ben 14 metri. D’altronde dobbiamo tenere ben presente che gli edifici rimanenti dell’antica Monterano sono abbandonati dal 1799, non proprio un paio d’anni…
Canale Monterano Cascate di Diosilla
Il borgo fantasma di Monterano si trova all’interno dell’omonima Riserva naturale regionale. Il che significa che oltre ai ruderi potrai godere di una natura intatta e variegata. Una delle location più strane e interessanti sono le Cascate di Diosilla. Qui non è l’altezza del salto a stupire, né il fragore delle acque.
È il colore rosso che tinge di giallo e magenta rocce e piante di questo angolino di natura selvaggia (nonostante il parcheggio e i sentieri) a darle un’atmosfera un po’ straniante e forse inquietante. Nessuna magia, nessuna diavoleria: è l’ossido di ferro a creare lo strano fenomeno.
Il nome ricorda forse tale Diesella, una giovane dai capelli rossi che, perduto il proprio amore morto in guerra, decise di seguirlo nell’aldilà. Oppure, secondo altre storie, cadde accidentalmente in un canale di scolo durante i lavori di estrazione che si svolgevano in zona.
Canale Monterano e il cinema
Il territorio di Canale Monterano è sempre stato molto amato dai registi, sia internazionali che italiani, specialmente all’epoca d’oro del nostro cinema. A Monterano di film quindi ne sono stati girati parecchi. I famosissimi Ben Hur, Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, Brancaleone alle crociate, Il marchese del Grillo e l’immancabile Lady Hawke. Non saranno recentissimi ma rimangono dei veri evergreen, anche per la bellezza della fotografia, dei paesaggi che fanno da sfondo alle varie vicende narrate.
Inoltre anche in tempi recenti macchine da presa, attori e registi si sono aggirati da queste parti, come per Luna nera o Le 3 rose di Eva. Ok magari non sono proprio allo stesso livello dei film menzionati, ma è interessante vedere come tanti generi diversi possano essere solleticati ed ispirati da questa natura esuberante e da quanto rimane di antichi mondi.
Come arrivare a Monterano e info pratiche
Come ti dicevo noi da Canale Monterano abbiamo parcheggiato alle Cascate Diosilla ma i parcheggi per la città fantasma sono due: uno alla Diosilla e l’altro seguendo le indicazioni per la Riserva. Se ingrandisci la mappa qui sotto puoi vederli. I sentieri sono ben segnalati e senza particolari difficoltà e non ci sono ingressi da pagare. Ovviamente acqua, snack/pranzo e abbigliamento adeguato a una camminata nella natura sono consigliati dal buon senso. Crema solare e occhiali da sole sono molto utili nella bella stagione.
Nei pressi…
La Tuscia è un territorio che definire splendido, ricco di storia, arte e natura è poco. Monterano quindi può essere una gita giornaliera da Roma ma anche una tappa di un fine settimana alla scoperta di tesori nascosti nel Lazio. Qualche esempio:
- Puoi esplorare la Riserva Naturale Monterano, che offre un ambiente interessante e incontaminato.
- La lunare caldara di Manziana, che Federico ti racconta nel suo articolo (o meglio 2: uno divertente e uno serio!).
- Il Lago di Bracciano col meraviglioso castello Odescalchi, possente nel vero senso della parola e molto simile a come doveva essere quello di Monterano.
- Se invece sei appassionato di terme o semplicemente vuoi passare una giornata diversa dal solito, in zona ci sono le Terme di Stigliano, completamente attrezzate e organizzate.
Bene, ti auguriamo di passare ore interessanti, divertenti e anche un po’ avventurose!
Al prossimo viaggio!
Simona
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